Si prevede da qui al 2050 un aumento di tre gradi della temperatura media globale. Raggiunto il picco delle emissioni di CO2, piano di azzeramento entro il 2050. Consumi di pollame supereranno la carne rossa. Triplica quota di mercato delle auto elettriche.
Sullo sfondo del mondo travolto dall’emergenza pandemica, incombe anche la crisi climatica. Si prevede che entro il 2050 la temperatura media crescerà di circa tre gradi centigradi.
Secondo lo studio del Climate Reality Check, diretto da Ian Dunlop e David Pratt, questo comporterebbe una serie di effetti a catena disastrosi.
Le tecnologie da mettere in atto per evitare scenari drammatici sono disponibili. Tuttavia le emissioni globali di gas serra continuano a crescere e l’accordo di Parigi sul clima ratificato nel 2015, finalizzato a contenere l’aumento della temperatura media entro 1,5 gradi nei prossimi trent’anni, non sembra dare pienamente i suoi frutti.
Negli ultimi trent’anni sono stati emessi nell’atmosfera più gas serra di tutti quelli prodotti nella storia dell’uomo (circa 50 miliardi di tonnellate ogni anno).
Continuando di questo passo, le conseguenze sul pianeta saranno irreversibili.
Ma le strategie per contrastare l’inquinamento sono numerose. Vediamole di seguito.
Sono 73 i paesi del mondo, tra cui l’UE, che hanno preso impegni finalizzati ad azzerare le proprie emissioni nette entro il 2050. La Cina punta ad arrivarci nel 2060. Gli Usa detengono il record in tutto il mondo di emissioni cumulate più alte e si sono ritirati dagli accordi. Con tutta probabilità vi rientreranno con la nuova presidenza.
Il dato positivo,è che le emissioni hanno raggiunto il picco in tutti i paesi. E che caleranno gradualmente (la Cina prevede di iniziare a calare dal 2030).
L’obiettivo sarebbe quello di “decarbonizzare” le attività umane (agricoltura, allevamento, trasporti, industria, emissioni fuggitive dell’industria petrolifera).
Il consumo di petrolio è drasticamente diminuito nel 2020 rispetto al 2019 (anno in cui si è raggiunto il picco del consumo) e si ritiene che al termine dell’emergenza sanitaria, difficilmente si possa tornare a quei livelli. La tecnologia delle energie rinnovabili sta infatti progredendo, specialmente quelle solari, eoliche ed idroelettriche. Gli investimenti mondiali sull’energia green ammontano ormai a più di 300 miliardi di dollari ogni anno.
L’impegno della Cina ad azzerare le emissioni entro il 2060, il Green New Deal della Ue ed il programma di energia pulita del presidente Biden lasciano ben sperare.
Tra i principali responsabili dell’effetto serra c’è il comparto alimentare. Gli scienziati auspicano un taglio drastico dei consumi di carne e degli sprechi alimentari.
Il consumo di carne bovina ha raggiunto il picco già negli anni ‘70, quello di carne di maiale nel 2015. Il consumo delle carni bianche continua ad aumentare e ben presto il pollo supererà il maiale. Ciò è positivo, dal momento che la lavorazione di suini e pollame produce solo 1/6 delle emissioni rispetto alla carne bovina.
Sul versante dei trasporti, che influiscono di un quinto sulle emissioni totali di gas serra, si sta gradualmente avviando una transizione verso l’elettrico. Il problema più grave è rappresentato dai furgoni, camion, autobus, auto di grossa cilindrata.
Nel 2020 le auto elettriche hanno triplicato la quota di mercato nel vecchio continente, grazie alle normative sempre più stringenti sulle auto tradizionali.
Per ciò che concerne i rifiuti, si calcola che un corretto riuso e riciclo dei materiali, con l’organizzazione di processi industriali più sostenibili, comporterebbe in Europa una riduzione fino a 175 milioni di tonnellate di CO2 ogni anno. Entro il 2050, il 70% dell’acciaio e della plastica potrebbero essere prodotti mediante l’utilizzo di materie prime riciclate.
Andrea Curcio