Sul fatturato nazionale del turismo invernale, la sola Lombardia pesa per il 10%. A rischio l’economia montana che per il 50% è sostenuta dall’industria legata allo sci.
Bisognerà attendere il prossimo dpcm, previsto per gli inizi di dicembre, per avere certezze sulla riapertura o meno degli impianti sciistici lombardi, eventualità quest’ultima che potrebbe costare carissimo alla Lombardia.
A lanciare l’allarme sono Confindustria e Anef, l’associazione nazionale esercenti funiviari, che hanno reso noto l’impatto economico di una mancata riapertura degli impianti durante la stagione invernale. Basti considerare che dei 10 miliardi di euro di fatturato nazionale prodotti dal turismo invernale, ben 700 milioni di euro derivano dalla sola Lombardia, con in testa la Valtellina e le province a nord della regione. Una preoccupazione non da poco, quella di Confindustria e Anef, basata anche sul fatto che la maggior parte del fatturato si concentra proprio nel mese di dicembre, a partire dall’apertura della stagione sciistica tradizionalmente legata al ponte dell’Immacolata fino al termine delle vacanze natalizie.
Una preoccupazione raccolta anche dal governatore Attilio Fontana che ha chiesto a gran voce chiarezza e risposte certe dal Governo – che prevedano ristori per le attività se la richiesta di riapertura non dovesse essere accolta – sottolineando inoltre la necessità di una linea condivisa a livello europeo. Intanto Regione Lombardia ha già predisposto le linee guida per farsi trovare pronta nel caso la risposta da Roma dovesse essere affermativa e consentire la riapertura degli impianti. Un protocollo condiviso con le altre regioni del nord Italia che punta, oltre che su mascherine e distanziamento, anche sull’ausilio della tecnologia per prenotare gli ski pass giornalieri e garantire la gestione controllata dei flussi di sciatori in prossimità degli impianti e sulle piste.
Tutto è pronto, manca l’ok di Roma per far tornare a girare l’economia lombarda legata alla neve, che da sola rappresenta la metà dell’economia montana. 40 sono i Comuni interessati direttamente dallo sci, che può contare su poco meno di 1000 km di piste, 22 comprensori e 27 stazioni sciistiche e 310 impianti di risalita gestiti da oltre 40 società il cui fatturato ammonta a 100mln di euro. Senza contare il lato occupazionale – che conta di molti lavoratori stagionali – con 1200 persone impiegate nella gestione degli impianti e gli oltre 2 mila maestri di sci a mandare avanti le 68 scuole lombarde. In fumo ci sarebbero circa 76mln di euro per i comprensori sciistici della Regione.
Un’industria che muove un indotto considerevole: 267 milioni di euro è il giro d’affari delle oltre 3000 imprese che ruotano attorno alla neve dando lavoro a 11mila addetti. Il commercio è il settore con i ricavi più consistenti, pari a 161mln di euro, seguito dalle imprese ricettive con 79mln di euro e la ristorazione con 26mln di euro. Alla Valtellina il primato dell’indotto più alto, con Livigno a fare da traino.
Micol Mulè