Tramite Invitalia lo Stato potrà avere il 60% del capitale e nominare il presidente, toccherà ad Arcelor Mittal la scelta dell’amministratore delegato. Sindacati auspicano cambio di rotta.
L’accordo tra Arcelor Mittal e Governo delinea il nuovo assetto aziendale dell’Ilva: 50% allo Stato e 50% a Mittal.
Questa compagine sociale perdurerà fino al 2021, anno nel quale lo Stato, attraverso Invitalia, dovrebbe prendere la maggioranza: è verosimile un 60-40.
Nel Cda dovrebbero sedere 3 membri a testa. ArcelorMittal potrà nominare l’amministratore delegato, mentre il Governo esprimerà il presidente.
Gli accordi sono in fase di consolidamento. Entro fine mese si sancirà l’ingresso di Invitalia e del pubblico nel capitale aziendale.
In seguito verrà concordato il nuovo impianto generale. Dei 10.700 lavoratori attuali nessuno sarà lasciato a casa.
Nel frattempo a Torino l’acciaieria 1, la cui attività era stata sospesa a marzo, si sta preparando alla riapertura a fine gennaio.
L’azienda ha anche comunicato ai sindacati che entro dicembre torneranno a lavoro 15 addetti per le attività preliminari, manutenzioni ed ispezioni.
Intanto è in programma l’avvio, già nei prossimi giorni, di una nuova direzione commerciale autonoma di ArcelorMittal, con sede a Taranto, per la quale è partita la ricerca di personale.
I sindacati non sono soddisfatti, per questo hanno indetto 2 ore di sciopero. Vengono chiesti chiarimenti in merito all’assetto produttivo, al risanamento ambientale e alla tutela effettiva dei 10.700 posti di lavoro (di cui 8.200 sono a Taranto).
Secondo il sindacato, il Governo sarebbe colpevole di non avere mai aperto ad un vero confronto.
Il sindacato non risparmia polemiche anche con Arcelor Mittal, il quale avrebbe condotto “relazioni industriali fallimentari e negative”.
Dalla Fim Cisl si auspica che l’ingresso dello Stato nell’azienda segni una svolta rilevante, alludendo probabilmente alla riconferma dell’ad Morselli, a cui l’azienda non intende rinunciare.
Andrea Curcio