Luca Lanzeni, imprenditore del settore della meccanica, nonostante le difficoltà causate dalla crisi pandemica e deluso da come l’Italia sta gestendo la situazione, non si perde d’animo, va avanti e continua ad investire per l’innovazione.
Ci parli un po’ di lei, signor Lanzeni.
Ho una piccola impresa artigianale, La Bemu s.r.l., specializzata nelle lavorazioni meccaniche di precisione con macchine utensili CNC. In particolare mi occupo della fresatura, della tornitura, del montaggio di gruppi meccanici.
In quanto terzista opero un po’ in tutti i settori, dall’automazione, agli impianti alimentari ed industriali, all’energetico, all’edilizia, fino alla carpenteria.
Opero nel territorio del Nord Italia, di cui il 90% della clientela è in Lombardia.
Ho iniziato a metà degli anni 90 come dipendente in un’officina meccanica. Per 15 anni ho lavorato come dipendente. In seguito ho avuto l’occasione di mettermi in proprio. L’azienda in cui lavoravo navigava in cattive acque ed io ho fatto una proposta per rilevarla.
Da quel momento sono diventato un imprenditore.
Che genere di difficoltà sta attraversando in questa fase di pandemia?
Le difficoltà sono notevoli. Il lavoro scarseggia, si lavora male e c’è in generale molta tensione. I clienti sono nervosi e si lavora in modo stressante, in modo completamente disorganizzato. Si fanno preventivi, si prendono accordi che stanno fermi mesi perché si ha paura di spendere. Ma quando la commessa parte dobbiamo recuperare ed il lavoro deve essere eseguito in poco tempo, quindi bisogna correre!
Per quanto tempo ha dovuto cessare i lavori?
Io ho fatto una chiusura totale di dieci giorni, dalla seconda metà del mese di marzo scorso. In seguito abbiamo riaperto e abbiamo lavorato con quelle attività che non sono state costrette alla chiusura durante i mesi di lockdown.
Ma la forza lavoro in quel periodo si è ridotta del 90%. I miei dipendenti hanno fatto circa tre mesi di cassa integrazione ed alcuni di loro hanno avuto bisogno di un aiuto economico.
Che tipo di spese ha affrontato per adeguarsi ai protocolli di sicurezza? Ha avuto modo di essere ristorato?
Ho affrontato spese per quasi 10 mila euro. Abbiamo messo a norma l’intera azienda
con le varie misure di protezione. Ogni giorno eseguiamo la sanificazione di tutti i locali.
Avevo puntato a recuperare le spese tramite il credito di imposta stabilito nel decreto Rilancio ma la misura si è rivelata inefficace. Non ho recuperato nulla. Questa è una delle cose che fa rabbia a noi imprenditori, i nostri governanti dovrebbero fare in modo che queste situazioni non si verifichino.
Dall’altra parte ritengo che tante volte queste situazioni ce le cerchiamo…
Perché dice così?
Siamo un popolo che davanti alle emergenze reagiamo in modo vigoroso, mentre in situazioni normali siamo mediocri. Nella primavera scorsa, la gente ha fatto tanto, soprattutto a Bergamo e dintorni. Abbiamo costruito in fretta e furia gli ospedali da campo con donazioni private, ci siamo dati da fare per reperire le mascherine. Abbiamo fatto sorgere un ospedale in pochissimo tempo dandoci una mano l’uno con l’altro ma poi siamo tornati come prima.
Purtroppo guardiamo ognuno nel proprio orticello e non sviluppiamo sinergie. In Italia abbiamo storpiato il significato della parola “concorrenza”: concorrere vuol dire anche mettere insieme conoscenze ed abilità diverse per raggiungere un risultato comune. Invece noi italiani siamo generalmente malfidenti nei confronti dell’altro.
Non vedo una voglia, del popolo italiano, di far capire ai nostri governanti che il loro operato è fallimentare. Ho visto svolgersi a Roma manifestazioni di ogni genere, a volte legate a problematiche del tutto estranee all’Italia, ma non vedo lo stesso entusiasmo per far emergere quelli che sono i nostri problemi interni.
Da imprenditore, pensa che passata la pandemia, l’economia possa riprendersi?
Non so dare una risposta certa. Tutto dipende dalla domanda. Se la domanda, oggi calata a causa del covid e delle restrizioni, tornerà ad aumentare, allora penso e spero che l’economia si riprenda. Ma non è detto che sia così. Può anche essere che questo periodo di restrizioni abbia comportato nuove abitudini che perdureranno anche un domani.
Faccio un esempio banale. Il sabato sera io andavo a mangiare una pizza fuori con la mia famiglia, mentre oggi la faccio in casa e mi sono abituato. Chi può mai dire che, passata l’emergenza, le famiglie torneranno ad andare nei ristoranti anziché risparmiare e rimanere in casa?
Personalmente vado comunque avanti. Anche quest’anno ho fatto degli investimenti e dal prossimo anno diversificherò la produzione. Nel 2019 ho depositato un brevetto di innovazione tecnologica, che doveva andare sul mercato nel 2020. Ovviamente ciò non si è verificato e spero che accadrà nel 2021.
Negli ultimi mesi ho sviluppato dell’attrezzatura e dei prodotti per il mercato della meccanica. Guardo sempre avanti e vado avanti. Mio padre mi ha sempre insegnato che il duro lavoro paga.
Andrea Curcio