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    Fisco: un Comune su due ha aumentato l’Imu

    Secondo un’indagine del Sole24Ore, la mini-riforma dell’Imu dell’anno scorso non ha prodotto concreti vantaggi per i cittadini.

    È una battaglia atavica quella della riforma del fisco, appuntamento imprescindibile per ogni governo che si insedia a Palazzo Chigi e che puntualmente lascia i cittadini con l’amaro in bocca. E anche l’attuale esecutivo non ha deluso le aspettative come emerge da un’indagine del Sole24Ore che ha potuto spulciare i dati di Bluenext, software house specializzata in contabilità, redditi e bilanci. Ma andiamo con ordine.

    Nella scorsa legge di bilancio, il governo ha introdotto quella che all’epoca venne chiamata una mini riforma dell’Imu e che comportava la cancellazione della Tasi, il tributo per i servizi indivisibili che assieme all’Imu e la tassa sui rifiuti rappresenta una delle tre componenti dell’imposta unica comunale istituita nel 2014. Finalmente una tassa che viene cancellata: tutto bene quindi? Non esattamente.

    Il problema è che i Comuni in qualche modo devono far quadrare i conti e quindi venne concesso ai sindaci di aumentare l’Imu per garantire lo stesso livello di entrate di quando era presente la Tasi. Le amministrazioni comunali, storicamente in difficoltà dal punto di vista dei bilanci, hanno colto al balzo la palla. Secondo le analisi del quotidiano di Confindustria, 3.775 Comuni i hanno innalzato l’aliquota ordinaria e 4.029 sono intervenuti sull’aliquota dell’abitazione principale. 3.766 Comuni hanno alzato le aliquote Imu per immobili diversi dalle abitazioni e 3.755 per immobili dati in uso ai familiari. Alla fine dunque l’Imu è risultata più cara in un Comune su due.

    Il risultato dunque è evidente: cancellata una tassa (la Tasi), è stato mantenuto l’onere sui cittadini proprietari di immobili. Il covid ovviamente ha complicato le cose per tutti: con governo e Comuni entrambi alla ricerca disperata di fondi per far fronte all’emergenza, è scattata la corsa alle proroghe sul fronte delle scadenze fiscali, anche a livello locale. Insomma, alla fine la deadline per la pubblicazione delle delibere Imu sul sito del Mef è stata spostata a dopo il 16 dicembre, giorno entro cui i contribuenti devono provvedere al saldo dell’imposta 2020. Se la nuova delibera comporterà delle novità, ciò significa che scala al prossimo 28 febbraio la data per un eventuale conguaglio del saldo di dicembre. Cambiare tutto per non cambiare niente; nei migliori dei casi c’è sempre pronta una proroga.

    Simone Fausti

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