Il dl Ristori è stato approvato al Senato dopo che il governo vi ha posto la fiducia. Ora si attende il passaggio alla Camera.
Mentre il premier Conte è impegnato a trovare la quadra di una maggioranza sempre più turbolenta, al Senato sono stati approvati i decreti Ristori su cui il governo ha messo la fiducia, o meglio, l’accorpamento del Ristori I, II, III e IV in un unico grande provvedimento. Il testo è passato con 154 voti a favore e 122 contrari ma non senza qualche difficoltà.
La presidente Casellati, che coordina e presiede i lavori del Senato, ha respinto venti norme le quali sono state dichiarate inammissibili perché non pertinenti con l’oggetto del testo in discussione, tra cui la deducibilità dei contributi versati ai fini Irap e Ires e altre proposte che riguardavano un’ampia varietà di temi. Tra le ultime novità del dl Ristori, come riportato da Italia Oggi, è presente un contributo da parte dello Stato rivolto ai proprietari di abitazioni che decideranno di ridurre il canone di affitto, pari al 50% dello sconto che verrà applicato agli affittuari, fino a un tetto massimo pari a 1.200 euro annuali.
Diverse voci si sono levate per protestare contro la modalità con cui il governo sta rispondendo alle necessità del Paese colpito dal covid. Tra queste quella del senatore Andrea Causin, in quota a Forza Italia e che ha votato contro il provvedimento, il quale in aula ha affermato che “non bastano decreti a singhiozzo, ci vuole un piano e una prospettiva per il Paese che dia risposte concrete e non sussidi temporanei. Ci vuole un grande progetto di investimento e rilancio dell’economia, una visione di futuro che voi maggioranza in questi mesi avete dimostrato di non avere”. Sulle mosse del governo le critiche non arrivano unicamente dall’opposizione politica, ma anche da diversi settori della società civile. Sull’argomento infatti è tornato anche il ceo di Intesa San Paolo, Carlo Messina, il quale, intervistato dalla Stampa, ha sottolineato la necessità di mettere in cima alle priorità del 2021 la lotta alle diseguaglianze “perché non bastano i ristori, che pure sono utilissimi, per evitare che ampie fette del ceto medio finiscano nella povertà”.
La raffica di decreti autunnali realizzati dal governo ha di fatto condotto a questo maxi-provvedimento aggregativo, consolidato da ben quattromila emendamenti e che finalmente è giunto al voto finale in Parlamento. Manca il voto alla Camera la cui deadline è il 27 dicembre. Nel frattempo, grazie anche allo scostamento da 20 miliardi annunciato in Legge di Bilancio, si lavora già al decreto Ristori cinque, il primo del 2021, per far fronte a tutto ciò che non è stato possibile far rientrare nel decreto appena votato.
Simone Fausti