Milano, “Il vangelo secondo Burgez”: da zero al top del successo
La storia del successo imprenditoriale della catena di fast food raccontata dal suo fondatore, Simone Ciaruffoli, in un intreccio di marketing e vicissitudini umane.
Irriverente e provocatorio come nello stile dell’autore, “Il vangelo secondo Burgez” di Simone Ciaruffoli, racconta tutti i segreti e l’incredibile storia alla base della nascita, ma soprattutto del successo, di uno dei brand più affermati nel panorama del fast food. Marketing e cultura d’impresa si intrecciano alle vicissitudini umane che hanno catapultato l’autore da una vita di povertà agli agi della ricchezza in soli cinque anni.
Fondata a Milano nel 2015 con l’ambizione di posizionarsi come “il vero hamburger americano in Italia”, Burgez ha rapidamente conquistato il consenso del palato dei milanesi, diventando presto un punto di riferimento per gli amanti del burger in perfetto stile Usa. Sfidati dal provocatorio slogan “try not to come back if you can” (prova a non tornare, se riesci, ndr), i clienti tornano eccome, tanto che oggi Burgez può contare su 10 locations, di cui otto nel capoluogo lombardo e due tra Torino e Roma, e su un fatturato di oltre 10 milioni di euro.
Merito di una ricetta segreta – e di un ottimo marketing – che è all’origine della nascita di Burgez. Una storia legata a doppio filo con la vicenda umana del suo fondatore, personaggio eclettico ed amante delle sfide, che lo hanno visto dapprima runner con tanto di titoli nazionali, poi autore televisivo, direttore creativo di Ovo e sceneggiatore per Camera Cafè prima di diventare fondatore anche di Upper Beast Side, l’agenzia di comunicazione che cura il marketing di Burgez.
Dalle Marche a Milano, poi l’approdo oltreoceano – dopo un viaggio clandestino e senza quattrini – in quel di Manhattan alla ricerca delle luci della ribalta nel mondo del marketing. Quindi l’incontro con un clochard che segna l’ennesima svolta. Un evento del tutto inaspettato tra i grattacieli newyorkesi, avvenuto proprio quando una serie di colloqui con importanti aziende nel settore della comunicazione sembravano essere andati a buon fine ed aprire così le porte per una promettente carriera. Invece il clochard, chissà perché, ferma proprio lui. Non si limita ad uno scambio di battute, gli mette in mano un vecchio libricino con la preghiera di farne qualcosa di buono nel proprio Paese.
Scoprirà poi essere il diario della famiglia d’origine dell’uomo, contenente la descrizione degli ultimi giorni ad Amburgo prima di emigrare in America e quella ricetta vecchissima, dell’autentico burger americano. La gallina dalle uova d’oro. La strada a questo punto è segnata, New York – Milano sola andata e da lì si ricomincia, pronto a raccogliere la nuova sfida che in breve tempo lo ha portato a sbaragliare la concorrenza dei colossi del fast food internazionali.
Intuizione, genialità, irriverenza guidate dall’abilità manageriale e dalla capacità di costruire di pari passo a Burgez una strategia di marketing in grado di incuriosire e stupire il cliente, provocazioni comprese. Non a caso Upper Beast Side nasce insieme a Burgez secondo la filosofia di Ciaruffoli, per cui avere “in house” chi si occupa della comunicazione dell’attività, al giorno d’oggi è un tassello fondamentale per lo sviluppo e l’affermazione del brand.
Scritto nell’annus horribilis della pandemia, “Il vangelo secondo Burgez” vuole essere un “libro propositivo e ottimistico” che definisce nel dettaglio la storia imprenditoriale di un progetto che ha preso il via dal nulla fino a scalare le vette del successo. Quel testo da riprendere in mano ogni volta che la tentazione di mollare è dietro l’angolo.
Micol Mulè