Le divisioni e gli scontri interni alla maggioranza porteranno a un rivolgimento nel governo. Sul tavolo diverse opzioni.
Qual è il destino del governo? Lo scontro interno alla maggioranza è proseguito durante le vacanze natalizie, le divisioni in seno all’esecutivo si sono approfondite e parallelamente sono emerse diverse ipotesi per tenere insieme un governo traballante.
Sebbene fino a qualche giorno fa fosse un’opzione ancora in gioco, i partiti della maggioranza ora sembrano aver escluso il ricorso al voto anticipato, una soluzione ritenuta impraticabile durante una pandemia e politicamente rischiosa dal momento che nel caso una coalizione di centro-destra vincesse, si ritroverebbe a gestire i 200 miliardi in arrivo dall’Europa per risollevare l’economia del Paese. Un rischio inaccettabile anche per quel “rottamatore di governi” che è Matteo Renzi.
Rimane sul tavolo invece l’opzione di un esecutivo composto dall’attuale maggioranza ma con a capo un soggetto diverso da Conte. Il nome più chiacchierato è quello di Mario Draghi anche se costui non si è mai veramente sbilanciato in tal senso. L’ipotesi più probabile dunque è quella di un Conte ter con un serio rimpasto di governo che porti qualche vantaggio in termini di ministeri a Italia Viva e che consegni la delega ai servizi segreti, gelosamente tenuta per sé da Conte, al Pd o a Renzi.
Su questa lunghezza d’onda si trova anche Di Maio che, soddisfatto dal prestigio di presiedere la Farnesina, cerca di evitare la crisi a Palazzo Chigi. Ma fino a che punto? Conte, pur di rimanere al suo posto, sembra disposto a fare diverse concessioni tra cui quella del ricorso al Mes e ai suoi 36 miliardi di prestiti da utilizzare per far fronte all’emergenza sanitaria. Un punto dolente per tutto il M5S che sul fronte del Mes ha innalzato un muro abbastanza compatto. La crisi di governo inoltre dovrà fare i conti con l’inizio del semestre bianco, cioè quel periodo precedente l’elezione del presidente della Repubblica, durante la quale l’inquilino del Quirinale non può sciogliere le Camere. La prossima elezione si terrà tra più di un anno, a inizio 2022, quindi nei sei mesi precedenti il presidente Mattarella non potrà intervenire per risolvere un’eventuale crisi tramite il voto popolare.
Simone Fausti