A casa 13 dipendenti. L’acquisizione mette fine anche alla lunga battaglia legale con il Comune per il mancato rinnovo degli spazi in Galleria.
Calerà definitivamente la saracinesca del negozio Stefanel nel salotto milanese dopo l’acquisizione del noto marchio d’abbigliamento – attualmente in amministrazione straordinaria – da parte di OVS Spa, intenzionata a chiudere alcuni dei punti vendita del brand, tra cui quello di Milano, noto alle cronache per la lunga battaglia legale con il Comune.
La proposta presentata da Ovs Spa, guidata da Stefano Beraldo, prevede il mantenimento di 23 store sui 27 dislocati sull’intero territorio nazionale e il contestuale assorbimento di 94 lavoratori sui 136 dipendenti dell’azienda. A saltare saranno i punti vendita di Alessandria con i suoi due dipendenti, l’outlet di Levada, nel trevigiano, con sei dipendenti, Verona con sette e dulcis in fundo quello di Milano che lascerà a casa 13 lavoratori.
Nella cessione rientreranno il marchio, l’azienda e i negozi, ma non l’immobile che rimane nel compendio dell’amministrazione straordinaria. A pesare positivamente sulla proposta di OVS Spa, il rilancio sulla propria offerta e il maggior numero di lavoratori garantiti. L’aspetto occupazionale preoccupa però i sindacati, pur soddisfatti per la continuità di un marchio fondamentale per il territorio, che hanno chiesto l’attivazione di un tavolo presso il Mise con l’obiettivo di discutere con OVS “del piano industriale, delle prospettive future e della tenuta occupazionale”.
L’operazione andrebbe a chiudere così il lungo contenzioso con il Comune di Milano a seguito del mancato rinnovo della convenzione per l’assegnazione degli spazi in Galleria. Una storia senza fine, iniziata nel 2018 quando il marchio trevigiano aveva presentato un primo ricorso al Tar contro la scelta del Comune di non rinnovare il contratto d’affitto, grazie al quale, dal 2007, aveva garantito l’affaccio con tre vetrine sulla prestigiosa Galleria Vittorio Emanuele II. Le vicende giudiziarie si sono susseguite fino a pochi giorni fa, quando la sentenza del Tar ha respinto l’ultimo ricorso dell’azienda veneta, accogliendo così le ragioni di Palazzo Marino.
Ora non resta che liberare i locali del salotto milanese – e pagare l’indennità per occupazione senza titolo dell’immobile – uno spazio di 568 metri quadrati, già suddiviso in due lotti distinti, il primo da 95mq aggiudicato al brand francese Longchamp grazie all’offerta da 760mila euro di canone annuo su una base d’asta di 1.850 euro al metro quadro, e il secondo, da 473mq affidato attraverso la procedura di trattativa diretta a Damiani Spa pagherà al Comune 875mila euro annui.
Micol Mulè