Il governo lavora ad un altro decreto ristori ma questa volta saranno diversi i criteri e i requisiti per accedere agli aiuti.
Il nuovo anno è cominciato da una decina di giorni e all’orizzonte già si intravvedono nuove chiusure e restrizioni. Per questo motivo il governo è all’opera sul quinto decreto ristori che sarà finanziato dall’ennesimo scostamento di bilancio. Probabilmente verranno superati i 20 miliardi inizialmente ipotizzati per raggiungere i 25 miliardi di dote. Questa volta però ci sono importanti novità sul fronte dei criteri e requisiti per accedere ai ristori che l’esecutivo assicura saranno rivolti a tutti coloro che sono obbligati a chiudere la propria attività.
Già al tempo della prima tranche di aiuti era stato criticato il meccanismo per cui l’erogazione del ristoro dipendeva dal calo del fatturato relativo al mese corrispondente dell’anno precedente. Dal prossimo decreto tale procedura verrà eliminata: i ristori infatti, si baseranno sulle perdite del primo semestre. Scomparirà anche il criterio dei codici Ateco mentre un’altra novità riguarderebbe l’inclusione dei professionisti iscritti agli ordini oltre alla rottamazione e al saldo e stralcio delle cartelle esattoriali, al momento al vaglio dell’esecutivo.
Un tentativo di intervenire in maniera più incisiva dal momento che le chiusure di novembre hanno causato parecchie perdite. Secondo gli ultimi dati Istat, infatti, le vendite al dettaglio dello scorso novembre sono in diminuzione sia su base mensile (-6,9%) che al livello tendenziale (-8,1%). Il calo è determinato principalmente dal comparto dei beni non alimentari (-13,2% rispetto a ottobre 2020). Il Black Friday ha spinto il comparto informatico, telefonico e telecomunicazioni, uno dei pochi che è scampato alle perdite generalizzate segnando un +28,7% a livello tendenziale.
Pessimo anche il dato degli ipermercati a prevalenza alimentare: -6% rispetto a novembre 2019. “Tutte le vendite alimentari vanno bene – ha affermato Massimiliano Dona, presidente dell’Unione nazionale consumatori – Solo per gli ipermercati le vendite precipitano e questo per la scelta sciagurata e immotivata del governo di chiudere i centri commerciali nel weekend, concentrando la gente nei centri storici delle città”.
Simone Fausti