Il Tar dà ragione alla madre, consentendo al figlio di portare il pasto da casa
Per difendere il diritto alla salute del figlio, la madre di un bambino che frequenta una scuola milanese sfida per via giudiziaria il preside dell’Istituto, che gli aveva negato con due provvedimenti la possibilità di consumare il pasto portato da casa, in sostituzione di quello offerto dalla mensa.
Si tratta di un tema caro a molte famiglie, da anni al centro di accese discussioni.
Il Preside dell’Istituto Cardarelli-Massaua aveva comunicato alle famiglie, tramite circolare, che la sentenza della Corte Suprema di Cassazione del 30/7/2019 numero 20504 aveva vietato ai bambini di consumare il pasto portato da casa.
La madre di un alunno, affetto da un disturbo alimentare, ha presentato ricorso al Tar. La sentenza, arrivata due giorni fa, le ha dato ragione: il preside, insieme con Milano Ristorazione (azienda della mensa), hanno travisato quanto stabilito dalla Cassazione.
In via preliminare, i giudici confermano l’orientamento della Cassazione, sottolineando che l’autorefezione non è un diritto perfetto e assoluto, ma procedimentale, “condizionato cioè all’organizzazione che decide di darsi, in modo procedimentalizzato e coerente con il principio di buon andamento della pubblica amministrazione, il singolo istituto scolastico”.
Inoltre, “in presenza di particolari e concrete situazioni di non rispondenza all’interesse pubblico, negare allo studente che ha portato il cibo da casa l’accesso allo stesso contesto spaziale dove i suoi compagni consumano il pasto gestito dal servizio di mensa istituzionale, non incide sulla libertà di scelta alimentare del minore e della sua famiglia”.
Ciononostante, i due provvedimenti del preside, sono stati ritenuti comunque lesivi, in quanto risulta nel caso di specie assolutamente irragionevole non adoperarsi per la ricerca di soluzioni utili per garantire al richiedente la possibilità di consumare nei locali scolastici il pasto preparato a casa.
Andrea Curcio