Mattone: la fuga da Londra e il destino di Milano e dell’Italia.
Nelle zone centrali della capitale inglese i prezzi delle case calano e i cittadini fuggono verso le periferie. Cali anche per Milano che però sarà tra le prime a riprendersi. Domanda di mutui in rialzo nel 2020 nonostante la pandemia.
La congiunzione Brexit-Covid rischia di avere effetti disastrosi per la Gran Bretagna e in particolare per il mercato immobiliare londinese. Londra infatti negli anni si è contesa il primato di piazza finanziaria principale assieme a Wall Street e al contrario di altre capitali come Roma, è una città che fagocita investimenti e risulta talmente attrattiva che è diventata la città più popolosa del Regno Unito con 14 milioni di abitanti. Al secondo posto c’è Birmingham con “soli” 3,7 milioni di abitanti. Oltre a ciò Londra ha il quinto più grande PIL dell’area metropolitana del mondo.
Questi sono solo alcuni dei motivi che giustificano l’alto prezzo per un appartamento nei quartieri più centrali della capitale inglese. Eppure il concretizzarsi della Brexit e le misure anti-contagio imposte dalle autorità per contrastare il covid stanno convincendo molte persone a trasferirsi dalle zone più centrali a quelle più periferiche. Lo smart-working infatti ha imposto la necessità di spazi interni “più vivibili” sia per la vita domestica sia per poter svolgere mansioni lavorative. Ecco allora che la periferia diventa più attraente principalmente per i costi decisamente più contenuti. Gli ultimi dati del mercato immobiliare londinese evidenziano un calo dei prezzi delle zone centrali di circa il 5% ma in alcuni casi sono stati raggiunti cali del 20%. Una dinamica che sta portando diversi manager e banchieri italiani che lavorano a Londra a considerare un ritorno in patria.
Non che in Italia siano tutte rose e fiori. Lo scorso autunno è stato un momento complicato per il mercato immobiliare italiano. Tutte le regioni hanno assistito ad un calo generale dei prezzi comprese città dove il prezzo del mattone correva da tempo come Milano. Il valore delle case del capoluogo meneghino infatti, tra settembre e ottobre, ha perso oltre due punti percentuali. Durante la primavera del 2021, con il primo lockdown, i prezzi si erano congelati, in attesa di una ripresa della vita sociale e dunque anche della domanda di affitto e di acquisto. Con la seconda ondata tuttavia i venditori hanno cominciato a rivedere al ribasso i prezzi.
Qual è il destino del mattone dunque? L’ultimo rapporto dell’Osservatorio Immobiliare di Nomisma, ha evidenziato come i tre mercati che nel 2018-2019 avevano performato molto meglio degli altri, cioè Milano, Bologna e Firenze, sono anche quelli che nel 2020 hanno conosciuto la flessione più importante. Tuttavia, secondo le previsioni di Nomisma, saranno anche le prime città a manifestare segnali di ripresa. Segnali incoraggianti vengono dall’analisi del patrimonio informativo di Eurics (il Sistema di Informazioni Creditizie gestito da Crif) secondo cui, nonostante la pandemia, il mercato dei mutui immobiliari ha chiuso il 2020 con una crescita delle domande pari a +2,8%.
Secondo un’indagine previsionale elaborata da Crif e Sda Bocconi, nel 2021 dovremmo assistere a un recupero delle richieste di mutui che va dal +11% al +26%, salvo shock esogeni legati a una forte e perdurante recrudescenza della pandemia che inevitabilmente finirebbero per influenzare le stime al ribasso.
Simone Fausti