Architettura e benessere: intervista all’architetto Carla Baratelli di Studio Asia
Può l’architettura generare benessere? Come la pandemia ha modificato le esigenze delle persone in termini di fruizione degli spazi? E in che modo evolverà la progettazione nel prossimo futuro? Ne abbiamo parlato con l’architetto Carla Baratelli che una trentina di anni fa ha dato vita allo Studio Asia, affermato studio di progettazione a livello internazionale.
Architetto Baratelli, ci presenti la sua attività. Come è nato Studio Asia?
Mi sono laureata al Politecnico di Milano e subito dopo ho iniziato la mia attività come libero professionista. Il primo progetto cui ho lavorato riguardava lo sviluppo di un nuovo concept per un negozio di illuminazione di Cesano Maderno, da quel primo lavoro c’è poi stato un passaparola che mi ha portato a realizzare in Italia tantissimi negozi di illuminazione, quando ancora questo settore era in auge. Durante la mia carriera ho avuto la fortuna di incontrare imprenditori che hanno creduto in me, giovane architetto appena laureato, dandomi incarichi di un certo tipo. Lavorando con Leucos, un’importante azienda di illuminazione, ho avuto l’opportunità di conoscere tutta una serie di tecniche di produzione di determinati manufatti che hanno arricchito il mio bagaglio professionale, culturale e tecnico, cosa di cui ho fatto tesoro nel mio percorso professionale. È stato uno sviluppo graduale, nel quale ha influito molto l’incontro e la collaborazione con l’imprenditore Pino Bisazza, che mi ha permesso di fare un’esperienza non solo progettuale ma anche commerciale. Quando è nata Trend mi chiese infatti di affiancare tutti i commerciali per sviluppare i corner e quindi impostare l’immagine dell’azienda. Questo mi ha dato una conoscenza a 360° di quello che significa lavorare e progettare nel mondo.
Come si è sviluppato Studio Asia nel corso degli anni?
Da qui lo Studio ha preso uno sviluppo decisamente internazionale, abbiamo iniziato a lavorare negli Emirati Arabi, nei paesi del Nord e tantissimo in Russia. Parallelamente alla mia crescita professionale, cresceva il mio team, che è una parte importantissima dello Studio – uno studio al femminile – con una capacità di collaborazione unica e straordinaria. Abbiamo avuto l’opportunità di sviluppare progetti trasversali, che da una parte coinvolgevano l’interior design, dall’altra l’architettura, fino al design del prodotto e questo ci ha permesso di avere una visione a 360° su quello che è lo sviluppo di un progetto. L’esperienza acquisita permette oggi a Studio Asia di essere in grado di affrontare qualsiasi tipo di progetto, dal design di un oggetto, alla direzione artistica, all’interior e alla progettazione architettonica, in ultimo ma non da ultimo, abbiamo un’esperienza decisamente importante nel campo dell’illuminazione che per noi di Studio Asia riveste un ruolo chiave nell’architettura.
Di cosa si occupa prevalentemente Studio Asia?
Oggi Studio Asia è in grado di seguire un’azienda che ha bisogno di un direttore artistico, quindi stand, fiere, cataloghi, prodotti, tutto quello che è un’immagine coordinata. Il nostro Studio è diviso in settori, ci sono aree che si occupano di direzione artistica e di immagine coordinata, un’altra sezione si occupa di architettura, quindi di progettazione di edifici, di building, e una terza parte dello studio che segue l’interior e la progettazione lumino-tecnica. In base alle esigenze del committente riusciamo a coprire diversi settori nel campo della progettazione.
Cosa caratterizza la vostra progettazione, qual è la filosofia che c’è dietro?
Sicuramente la ricerca e l’innovazione. Ci siamo sempre impegnati come studio a creare degli ambienti che “suonano”, ovvero armonici, perché crediamo fermamente che l’architettura possa aiutare a realizzare ambienti con un comfort, a livello di vivibilità, importante. Nella nostra attività, oltre a fare ricerca sui materiali – focalizzandoci su quelli ecosostenibili – abbiamo coinvolto alcuni medici proprio per riuscire a creare degli ambienti dove le persone possano stare bene. Gli studi scientifici hanno dimostrato che sotto la nostra pelle abbiamo dei ricettori che sono in grado di captare le frequenze che arrivano dall’ambiente circostante, pertanto è fondamentale riuscire a creare armonia attraverso i giusti abbinamenti di forme, colori e materiali per generare benessere. Questo vale per qualsiasi ambiente, dalla casa all’ufficio, dalla scuola fino all’ ospedale, perché crediamo che l’architettura possa aiutare e portare benessere. Il nostro obiettivo è creare ambienti armonici che ripettino le esigenze del committente e il luogo dove noi andiamo a progettare.
Come ha impattato l’emergenza Covid nel vostro settore?
Noi siamo uno studio che lavora per il 95% all’estero, quindi il fatto di non poter viaggiare ed incontrare i nostri clienti, per noi fondamentale, ha impattato non poco nella nostra attività e ci ha causato un forte arresto. Però alle mie spalle ho un team straordinario e, nonostante io sia rimasta bloccata quattro mesi negli Stati Uniti, i miei collaboratori hanno sempre tenuto duro, ci siamo adattati alla nuova situazione organizzando le nostre riunioni online e abbiamo cercato di trasformare quella che era una situazione negativa in un’opportunità di lavoro. Diversamente da qui, negli Usa il lavoro non era bloccato e siamo riusciti in quel periodo a chiudere dei lavori anche oltreoceano. Soprattutto in Italia l’impatto è stato molto forte, infatti alcuni nostri clienti hanno bloccato tutto proprio per la paura del futuro.
Ha notato dei cambiamenti nelle esigenze e quindi nelle richieste dei clienti rispetto a prima dell’emergenza sanitaria? Come si è evoluto il modo di concepire la casa, diventata in questi mesi anche luogo di lavoro?
Abbiamo assistito ad una forte riscoperta dell’ambiente domestico in questo periodo. Tant’è vero che tutti gli investimenti dei nostri clienti sono andati nella direzione di adeguare la casa a questo momento particolare e allo smart working. C’è stata un’attenzione e una riorganizzazione di questo ambiente, fino ad un anno fa considerato qualcosa di intimo e privato, ora diventato di punto in bianco anche un luogo di lavoro con la necessità di adeguare gli spazi alle nuove esigenze. Abbiamo riscontrato un investimento sicuramente più alto negli spazi abitativi privati, più di un cliente ci ha chiesto di valutare la trasformazione dell’ambiente domestico.
Guardando al futuro quali saranno le sfide principali da affrontare?
In questo momento l’importante è avere un pensiero positivo e cercare di sviluppare il nostro lavoro. Cambierà tanto, non credo che torneremo alle libertà che avevamo prima in breve tempo, quindi ci si dovrà adeguare. Stiamo notando che c’è già una richiesta di case più grandi e di case che abbiano una parte di giardino o di grandi terrazzi che salvaguardino la possibilità di uscire, perché queste sono le esigenze delle persone che si trovano a gestire vita e lavoro all’interno della propria abitazione. Sicuramente ci sarà un impatto sulla dimensione delle case, se parliamo di residenziale, mentre gli uffici saranno sempre più piccoli, provocando un cambiamento anche a livello di edifici che verranno costruiti. Abbiamo appena ricevuto dall’Argentina la richiesta di progettare un building con appartamenti molto piccoli che possono trasformarsi – stiamo mettendo a punto una serie di arredi che cambiano, come il letto che si trasforma in scrivania – ma con delle grandi parti comuni da condividere, dotate di amenities quali piscina e palestra, quindi una piccola city all’interno dell’edificio. È interessante notare questa richiesta di sviluppo degli spazi comuni all’interno dello stesso building, lo spazio di socializzazione non viene penalizzato, anzi, viene proprio richiesto. Questo perché non possiamo pensare ad una vita dove ognuno di noi vive segregato in casa. Come esseri umani abbiamo bisogno della condivisione, che sia all’interno di una città o di un edificio, non può mancare. Credo ci sarà un’attenzione maggiore proprio nella progettazione degli spazi, in base al target di riferimento per età, sulla base delle nuove esigenze che sono emerse durante questo periodo di lockdown.
Micol Mulè