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    Se basta un chip a fermare il mondo

    La scarsità di chip rallenta il mondo automotive, la produzione di computer e quella di cellulari. Un problema che ha origine in Asia ma che riguarda tutto il globo.

     

     

    All’inizio della pandemia, quando la Cina ha cominciato a chiudere città con milioni di abitanti per contenere il diffondersi del covid, nel mondo occidentale oltre alla preoccupazione sanitaria emerse anche quella relativa alla cosiddetta supply chain. In breve: molte dinamiche produttive globali hanno il loro punto di riferimento nel Paese del dragone. Se questo si ferma, rischia di fermarsi l’economia globale.

     

    Con il diffondersi del covid in tutto il mondo, tale preoccupazione è venuta meno ma ora è riemersa soprattutto per un settore particolare ma essenziale per la moderna società tecnologica: i chip. È di questi giorni infatti la notizia che General Motors sarà costretta a ridimensionare la produzione di autoveicoli in diverse fabbriche a causa della mancanza di chip. La carenza di semiconduttori sta colpendo altre case automobilistiche come Volkswagen e Ford: il settore infatti è diventato uno dei maggiori acquirenti di chip per computer con la domanda che è stimata in aumento anche a causa della quantità di tecnologia presente nei nuovi modelli.

     

    Una questione globale anche perché riguarda diversi comparti. Apple per esempio ha dichiarato recentemente che le vendite dell’iPhone 12 sono limitate a causa della scarsità di alcuni componenti. Alcune società produttrici di chip come la statunitense Qualcomm si affidano a dei grossi fornitori asiatici quali Samsung e Taiwan Semiconductor Manufactoring. Questi ultimi negli ultimi mesi non riescono a far fronte all’aumento di domanda verificatosi durante la pandemia a causa della richiesta sempre maggiore di computer per lo smartworking o per la didattica a distanza.

     

    L’altro ieri Qualcomm ha annunciato i dati del primo trimestre fiscale con le entrate incrementate del 62% su base annua a 8,2 miliardi di dollari e un utile netto più che raddoppiato a 2,45 miliardi. Il CEO dell’azienda, Steve Mollenkopf, ha parlato di un trimestre eccezionale frutto della “forte domanda 5G nei telefoni e della crescita nei settori adiacenti relativi al mondo RF front-end, automotive e IoT, che hanno portato guadagni record nel business dei chip”. Anche se viene stimata una maggiore offerta dalla seconda metà del 2021, la verità è che l’espandersi della tecnologia in tutti gli ambiti del vivere e la connessione alla rete di un numero sempre maggiore di strumenti rischia di sovraccaricare l’industria che si trova a monte del processo produttivo.

     

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