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    Governo: le priorità dell’agenda Draghi

    Dal confronto tra Draghi e i leader politici di tutto l’arco parlamentare, sono emerse le priorità di un futuro governo Draghi.

     

     

    Durante il secondo giro di consultazioni, terminato ieri pomeriggio, sono emersi alcuni tratti di quella che sarà l’agenda del governo Draghi. L’imprinting è sicuramente di stampo europeista. La vasta esperienza dell’ex numero uno della BCE nelle varie istituzioni sovranazionali e internazionali è un fattore che può giocare un ruolo primario nei rapporti con gli altri Paesi data la fiducia che Draghi gode nelle varie cancellerie.

     

    Il programma del futuro governo sarà prevedibilmente sbilanciato sulla politica interna dal momento che uno sviluppo organizzativo e dimensionale della campagna di vaccinazione appare l’elemento principale sul quale fondare la ripresa del Paese. Ripresa che tuttavia necessiterà il lasciarsi dietro alcune linee guida dell’ultimo anno. L’intento è quello di evitare un eccessivo prolungamento dei ristori, data l’ampia platea che ne beneficia, e parallelamente gettare le fondamenta per una ripresa della produttività.

     

    Un fronte delicato dal momento che oggi Draghi incontra le parti sociali. Il Segretario generale della CISL, Annamaria Furlan, ha ribadito ieri, in maniera preventiva, che finché durerà la pandemia il blocco dei licenziamenti è intoccabile e, anzi, va garantito assieme a un ripensamento degli ammortizzatori sociali. Sul fronte dell’industria i numeri parlano da soli: a dicembre la produzione industriale è calata dello 0,2% rispetto a novembre ma il dato drammatico riguarda il 2020 nel suo complesso. L’anno scorso infatti si è realizzato un calo della produzione industriale pari a -11,4%. Il secondo peggior risultato da trent’anni a questa parte, dopo il crollo del 2009.

     

    Per quanto ancora in maniera ufficiosa, sono emerse diverse priorità che starebbero a cuore a Draghi. A partire da un dilemma atavico della Penisola: la riforma della pubblica amministrazione che richiede da tempo un miglioramento in termini di efficienza e di snellimento al fine di renderla il punto di appoggio della crescita. I soldi europei infatti sono un’occasione irripetibile ma Draghi è consapevole che la partita che si gioca è quella sul lungo periodo e ciò significa una sola cosa: riforme. Accanto a quella della PA dunque si affianca quella del fisco e della giustizia italiana.

     

    Una particolare rilevanza è stata data anche al tema della scuola con diverse opzioni sul banco tra cui quella di prolungare l’anno scolastico fino a giugno inoltrato e fare in modo di assegnare la totalità delle cattedre a settembre, evitando una vacanza di posti diffusa.

     

     

    Simone Fausti

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