Solitamente gli imprenditori di piccole imprese tendono ad avere un approccio “personale” con l’azienda. Questo li porta ad essere totalmente assorbiti da impegni che riguardano soprattutto la gestione e il coordinamento dei processi aziendali. In sostanza si trovano ad essere completamente impegnati nella soluzione delle problematiche quotidiane. E’ una questione di mentalità e di cultura.
“Il lavoro non va avanti se non ci sono io a seguirlo” non è una causa, ma la
conseguenza di un atteggiamento gestionale.
I processi produttivi si infilano inesorabilmente e si bloccano, si rallentano nell’imbuto del
“decide il padrone” perché è l’imprenditore stesso a volerlo, a indirizzare l’azienda in quella direzione.
In questo modo i dipendenti non vengono lasciati liberi di sbagliare per consentirne la
crescita e l’indipendenza, che garantiscono processi interni fluidi, omogenei, coordinati ma soprattutto autonomi.
Non è l’azienda a richiedere la presenza e la decisionalità costanti della proprietà, ma
l’ansia di non essere presenti, di non poter decidere e controllare ogni fase.
Funzioni e obiettivi
L’imprenditore si trova così a ricoprire funzioni diverse, altamente specialistiche, quali
vendite, acquisti, gestione del personale, amministrazione, sicurezza, marketing….
La profondità della crisi determinata dal Covid, molto più pericolosa di altre perché ha
implicazioni sanitarie, economiche, sociali, ha accelerato e reso imprescindibile il
cambiamento che, d’ora in avanti, avrà sempre l’accezione “a seguito del Covid”.
Gestire il cambiamento
Si è sempre detto “guidare il cambiamento”. Ora si deve dire “gestire il cambiamento”
perché fattori esterni stanno provvedendo a determinarlo e sfuggono alla decisionalità del singolo.
Non si deve impostare l’azienda secondo l’urgenza del pensiero “Ora che c’è il Covid”,
bensì pensare, progettare, organizzarsi secondo le conseguenze successive alla
pandemia, che avranno valenze internazionali, a tutti i livelli.
Esternalizzare? E’ la parola d’ordine
Se andate in pizzeria, ordinate la pizza che preferite o sostituite il pizzaiolo e ve la
preparate da soli?
E’ arrivato il momento in cui l’imprenditore, per il bene della propria azienda, deve
rinunciare al controllo di tutte le aree del processo produttivo. E’ arrivato il momento in cui l’imprenditore, sempre per il bene della propria azienda, deve concentrarsi e dedicare il proprio tempo alla proprietà, alla conduzione strategica e istituzionale.
Gli operai, gli impiegati, i manager debbono svolgere pienamente il proprio ruolo, in totale autonomia, stimolando e proiettando l’azienda verso lo sviluppo.
Tutte le funzioni più specifiche, che richiedono competenze e professionalità dedicate e
che rappresentano supporti del processo aziendale, non debbono assorbire risorse
interne, ma affidate all’esterno.
Fiscalità, diritto, marketing, digitalizzazione, formazione necessitano di figure esterne
professionali, aggiornate, preparate.
La contabile deve fare la contabile non anche la contabile. La segretaria deve fare la
segretaria non anche la segretaria. E così via, ognuno dedicato e concentrato alle proprie
competenze.
L’outsourcing rappresenta risparmio, obiettività, professionalità specifica, responsabilità
che non debbono e non possono coinvolgere né tantomeno distrarre il personale interno
all’azienda.
Guidare l’azienda
L’imprenditore assumerà così, gradualmente, un nuovo ruolo, più redditizio, più
soddisfacente, più specifico: guidare l’azienda.
A cura di Lorenzo Butturi
marketing@qqubo.com