L’obiettivo è di arrivare a produrre 130mila fiale al giorno. Riserbo, potenziamento della sicurezza e nuova forza lavoro per garantire una produzione serrata.
Fare presto e potenziare la campagna vaccinale è il leit motiv che guida i giorni della terza ondata della pandemia, solo una massiccia somministrazione del siero anti-Covid consentirà di vedere la luce in fondo al tunnel. Ma per farlo occorre una altrettanto massiccia disponibilità di dosi. L’obiettivo sembra più raggiungibile grazie all’accordo siglato tra Pfizer, titolare di un brevetto del vaccino a mRna, e la Thermo Fisher Scientific, multinazionale americana, con una sede a Monza, che si occuperebbe della produzione del siero.
Fino a 130mila fiale – pari a 780mila dosi – è quanto si prefigge di raggiungere lo stabilimento brianzolo, centro all’avanguardia specializzato nella produzione di farmaci iniettabili sterili per conto terzi, con autorizzazione dell’Aifa, in grado di rifornire più di 20 Paesi, tra cui Usa, Europa e Asia Pacifico. Forti di un know-how d’eccellenza e di tecnologie di ultima generazione, l’azienda ha tutte le carte in regola per poter raggiungere l’obiettivo di produrre a ritmo serrato il siero anti-Covid messo a punto da Pfizer che consentirebbe di garantire un approvvigionamento maggiore delle scorte di vaccino.
A quanto si apprende, la sede di via Stucchi starebbe lavorando già dalla fine di dicembre scorso alla predisposizione dell’impianto nel Reparto sterile 1 dove verrebbero prodotte le fiale del siero Pfizer. Ma sulle modalità di produzione vige il massimo riserbo. Quello che sembrerebbe più probabile è che l’azienda farmaceutica statunitense consegni a Monza il farmaco sottoforma di liofilizzato da sviluppare in laboratorio per poi confezionare in fiale il prodotto liquido.
Riserbo e sicurezza. La multinazionale starebbe implementando anche il sistema di sicurezza dell’intero stabilimento onde evitare possibili intoppi nella massiccia produzione del vaccino anti-Covid, arma indispensabile per vincere la guerra contro il nemico invisibile che da oltre un anno tiene sotto scacco il globo. Non è escluso anche il ricorso ad un’ulteriore tornata di assunzioni – su alcuni motori di ricerca per trovare lavoro le posizioni aperte in Thermo Fisher superano ampiamente già quota 100 – per avere tutta la forza necessaria a reggere i ritmi serrati definiti dall’obiettivo sfidante che si è data l’azienda, personale che si aggiungerebbe agli oltre mille lavoratori attualmente impiegati nella sede di Monza.
Con l’accordo siglato tra Thermo Fisher Scientific e Pfizer e quello tra l’Adienne di Caponago e il fondo sovrano russo per la produzione del vaccino Sputnik V, la Brianza si conferma un territorio dalla forte vocazione produttiva nel ramo farmaceutico. A Monza hanno sede il colosso Roche e un’altra big del settore, Rottapharm Biotech, al momento impegnata nella messa a punto del vaccino italiano E-Vax ideato dalla romana Takis, con la collaborazione dell’ospedale San Gerardo di Monza, dello Spallanzani di Roma dell’Irccs Pascale di Napoli. Se la sperimentazione dovesse produrre i risultati sperati, ci sarebbe un’arma in più, completamente made in Italy, per sconfiggere il virus.
Micol Mulè