Bankitalia: non togliere sostegni a imprese
Le vaccinazioni vanno avanti ma la situazione economica rimane incerta. Per Banca d’Italia è necessario mantenere le misure di sostegno all’industria italiana fino alla fine della crisi.
Nell’ultima settimana il governo si è dimostrato fiducioso sulle capacità di accelerare la campagna di vaccinazione, anche grazie alla ripresa delle somministrazioni delle dosi di AstraZeneca nella giornata di venerdì. Eppure la situazione economica rimane incerta così come il sentiment degli imprenditori.
Un quadro generale sulla stabilità delle imprese italiane è stato illustrato da Alessio de Vincenzo, capo del servizio stabilità finanziaria della Banca d’Italia, in occasione di un’audizione alla Commissione Finanze della Camera. Con l’arrivo del vaccino e la partenza delle somministrazioni si è accesa una luce in fondo al tunnel della pandemia ma la verità è che lo shock causato dal covid rischia ancora di determinare un grave squilibrio nella struttura finanziaria delle imprese italiane. Secondo de Vincenzo infatti, “le conseguenze economiche e sociali della diffusione del virus e delle misure adottate per contenerla hanno indotto pesanti cali di fatturato e della redditività, aumenti dell’indebitamento, erosioni delle basi patrimoniali delle aziende”.
Le misure attuate a livello centrale fin dallo scoppio della pandemia hanno attutito l’impatto ma il continuo “stop-and-go” a cui sono stati sottoposti i business di molte attività rendono la situazione attuale precaria. Per questo motivo, secondo Bankitalia, è opportuno mantenere gli aiuti alle imprese fino alla fine della crisi: la revisione delle misure di sostegno alla liquidità deve avvenire in modo graduale. Nel 2020 infatti, sono aumentati i depositi delle imprese le quali, a causa della situazione di forte incertezza, hanno fatto scorte di liquidità ma parallelamente hanno sospeso gli investimenti. Solo con un miglioramento generale della situazione epidemiologica si potrà rendere maggiormente selettivo l’uso delle misure: è necessario evitare che le risorse siano destinate a quelle imprese prive di prospettive di rilancio, come sottolineato più volte anche dal premier Draghi.
Secondo de Vincenzo, la revisione graduale dei sostegni consentirebbe alle aziende con temporanei problemi finanziari ma con prospettive di ripresa di continuare a operare nel medio periodo ed eviterebbe “il rischio che un elevato numero di fallimenti concentrati in un ristretto arco temporale possa avere un impatto depressivo sulla domanda aggregata”. In particolar modo rimane cruciale l’erogazione di prestiti alle imprese più piccole che storicamente incontrano maggiori difficoltà nell’accesso al credito.
Le Pmi infatti rimangono un elemento strutturale del tessuto produttivo italiano e secondo i calcoli di Banca d’Italia, ci sarebbero circa 2000 realtà con caratteristiche potenzialmente idonee alla quotazione sull’Aim. Se ciò accadesse, la capitalizzazione di mercato aumenterebbe di oltre 70 miliardi di euro. Quello della quotazione in borsa rimane un punto dolente per l’Italia che sconta un ampio divario tra la propria dimensione dei mercati dei capitali e quella dei mercati dei principali Paesi europei. Parallelamente nei prossimi mesi arriveranno i fondi del programma europeo Next generation Eu: un’occasione per agevolare la patrimonializzazione, la raccolta di capitale direttamente sui mercati e i processi di ristrutturazione.
Simone Fausti