Divieto dei licenziamenti, molti i modi per aggirarlo
Più colpite le madri lavoratrici e i lavoratori “fragili”
Il blocco dei licenziamenti imposto a causa dell’emergenza pandemica viene talvolta aggirato dai datori di lavoro, come appurato dalla Cisl Lombarda. I malcapitati sono spesso madri lavoratrici, che vengono mandate a casa “per giusta causa”. Altri lavoratori, ritenuti fragili o sgraditi vengono messi in cassa integrazione, denuncia il sindacato.
Nel 2020 si contano 623 vertenze di opposizione al licenziamento e risulta che il ricorso al licenziamento “per giusta causa” da parte del datore di lavoro è in considerevole aumento da quando è in vigore il blocco dei licenziamenti. Questo è un chiaro segnale che, nonostante il divieto di licenziamento per giustificato motivo oggettivo, le aziende provano lo stesso ad aggirare il problema. E senza una via chiara, a farne le spese sono gli anelli più deboli della catena.
Le vertenze sono di ogni genere, ma il sospetto egneralizzato è che dietro ad ognuna di esse si nasconda la storia di un’azienda che non ce la fa ad andare avanti, ma non vuole arrendersi.
Durante la pandemia anche il ricorso alla cassa integrazione si sospetta che in alcuni casi sia stato forzato, penalizzando i lavoratori in reddito e professionalità. Il 59% delle vertenze riguarda il recupero crediti, per aver percepito retribuzioni inferiori al dovuto o per liquidazioni non corrisposte e straordinari non pagati.
Sono parecchie anche le conciliazioni, specialmente nel settore terziario.
Andrea Curcio