L’ennesimo slittamento posticipa al prossimo 20 aprile il termine del cantiere. I lavori iniziati nel 2016 hanno accumulato un ritardo che sfiora i quattro anni. E anche i costi sono lievitati.
Per il Teatro Lirico sembra ancora distante la luce alla fine del cantiere. Puntuale a ridosso del termine dei lavori, previsto per lo scorso 21 marzo, è arrivata la battuta d’arresto, l’ennesima tra le tante che costellano la “never ending story” della struttura di via Larga, di proprietà del Comune, la cui chiusura risale al 1999.
Tutto rimandato di almeno un mese, al prossimo 20 aprile, quando dovrebbero essere ultimati i lavori che stanno interessando l’area dei camerini e dei servizi del teatro milanese. La proroga, chiesta dall’impresa che sta eseguendo le ultime opere, si sarebbe resa necessaria a seguito di alcune criticità strutturali emerse durante i lavori, che renderebbero più complesso l’intervento per migliorare la funzionalità di camerini e servizi secondo quanto previsto dalle normative anti-Covid. A provocare ulteriori rallentamenti anche le restrizioni da zona rossa, responsabili dei ritardi nel reperimento dei materiali necessari all’esecuzione degli interventi.
Il restauro del Lirico era iniziato nella primavera del 2016 e, secondo l’iniziale cronoprogramma, si sarebbe dovuto concludere entro l’estate dell’anno seguente in modo tale da consegnare al pubblico il Teatro dedicato a Giorgio Gaber nella sua nuova veste. Poi una serie di intoppi di varia natura ha dilatato i tempi fino a raggiungere il notevole ritardo sulla tabella di marcia, che oggi supera abbondantemente i tre anni. Prima il rinvenimento di amianto nella struttura, poi la battaglia legale a colpi di ricorsi al Tar e Consiglio di Stato per la gestione del teatro tra la società che si era aggiudicata il bando del Comune, la Stage Entertainment, e la seconda classificata. Nel mezzo le cinque varianti all’opera che hanno contribuito a far innalzare i costi, passati dagli 8,1 milioni di euro inziali ai quasi 12 milioni di euro attuali. Senza tralasciare le difficoltà legate alla pandemia.
A questo punto, se fosse rispettata la fine dei lavori secondo la nuova “deadline” del 20 aprile, si passerebbe alla fase successiva del collaudo previsto per legge prima di consegnare le chiavi del teatro alla Stage Entertainment – la società aggiudicataria del bando per la sua gestione, come confermato dal Consiglio di Stato – che dovrà occuparsi della sistemazione degli arredi.
I tempi stimati per le ultime operazioni potrebbero consentire la riapertura del teatro in concomitanza con l’avvio della nuova stagione, prevista subito dopo l’estate. Ma il condizionale è d’obbligo, aldilà del rispetto del nuovo cronoprogramma, molto dipenderà anche dall’andamento della pandemia ancora in corso. L’auspicio, per dirla con le parole di una delle sue canzoni, è che “magari un giorno molto presto” Gaber possa finalmente dire, da lassù, “questo è il mio posto”.
Micol Mulè