Valerio Grassi, innovation manager – certificato dal MISE – di Unilock, esperto di sistemi IoT, cloud e industria 4.0, e una formazione scientifica che l’ha portato a far parte del team di ricercatori del CERN che ha scoperto il bosone di Higgs. Con lui abbiamo parlato dell’importanza del salto nell’industria 4.0 per le PMI.
Dottor Grassi, come si possono mettere a servizio delle PMI competenze come le sue?
Anzitutto trasferendo tecnologia e sviluppando realtà provenienti da ambiti di ricerca di altissimo profilo che possono essere implementate a livello industriale e quindi essere utili alle piccole e medie imprese. Molte tecnologie, come i sistemi cloud o l’IoT possono essere mutuati anche in azienda per favorirne lo sviluppo in un’ottica di industria 4.0 che è lo sguardo che oggi devono avere le imprese per poter approcciare al futuro mantenendo la competitività sui mercati.
Una realtà come Unilock, azienda che si avvicina ai 40 anni di storia, come è arrivata al salto digitale?
Unilock era già un’officina modello a partire dagli anni ’90 e abbiamo tenuto il passo con i tempi riconoscendo la necessità di fare questo passaggio per poter continuare a produrre in maniera competitiva e soddisfare le esigenze dei nostri clienti. Oggi sfruttiamo tutta la tecnologia a disposizione, dalla fibra ottica a tutta una serie di strumenti digitali di supporto non solo alla produzione ma anche alla stessa vendita. All’interno di Unilock è presente una divisione elettronica, diventato il suo spin-off Atlas Advanced Technologies, che segue lo sviluppo di nuove tecnologie finalizzate ad una massiva informatizzazione per poter competere con chi domina sui mercati grazie alle soluzioni all’avanguardia. Atlas Advanced Technologies parte dalla tradizione consolidata dell’imprenditoria made in Italy semplicemente miscelando le tecnologie modulate da laboratori di ricerca, come il CERN di Ginevra dove ho consolidato la mia esperienza professionale.
Cos’ha comportato, in termini di vantaggi, questo salto?
Noi utilizziamo massicciamente tecnologie provenienti dai laboratori di ricerca a livello mondiale e le applichiamo ai nostri sistemi aziendali. Questo ci ha portato una serie di vantaggi che vanno dal salto di qualità dal punto di vista tecnologico, al risparmio dei costi di produzione, fino all’incremento della produzione rendendola anche maggiormente rapida. Tutto questo si è chiaramente tradotto in una maggiore competitività sui mercati. Il salto 4.0 porta un vantaggio che viaggia su un doppio binario, da un lato quello della produttività e competitività per l’azienda, e dall’altro quello per il cliente che si rivolge a noi. La customer satisfaction oggi è migliore e lo stesso vale per la customer experience, pur non essendo ancora al livello che vorrei, ma ci arriveremo nel giro di un paio di mesi.
Si guarda all’industria 4.0 come il futuro, ma ancora oggi non tutte le PMI fanno questo passaggio nonostante la pandemia abbia reso ancora più manifesta la necessità di un rinnovamento tecnologico. Come mai secondo lei?
È un cambio di paradigma. Sicuramente per compiere questo passaggio occorre mettersi in gioco, tutti, dai vertici fino ai magazzinieri che devono avere una formazione adeguata per essere in grado di approcciarsi ai nuovi sistemi. Quello che le imprese devono comprendere è che il salto nell’industria 4.0 costituisce uno strumento indispensabile per poter reggere le sfide del futuro, oltre a qualificare l’azienda e renderla maggiormente competitiva sul mercato.
Su cosa occorre fare leva?
È il mercato stesso che lo impone. Anche chi rimane legato ai sistemi tradizionali si accorge che non è più percorribile questa strada perché diminuisce la sua competitività, per cui giocoforza deve cambiare mentalità e approccio. Va però considerato che le imprese da sole non riescono a fare questo salto, perciò vanno aiutate in questo percorso. In tal senso la figura dell’Innovation manager è utile per effettuare questa transizione verso l’industria 4.0. Adesso oltretutto le tecnologie ci sono e sono anche abbordabili dal punto di vista economico grazie alla possibilità di usufruire degli incentivi fiscali previsti per l’innovazione in ottica 4.0, per cui le aziende devono cogliere quest’opportunità ed incominciare ad investire in innovazione.
Recentemente Unilock ha formalizzato una partnership con il Dipartimento di Fisica dell’Università degli Studi di Milano per lo sviluppo di un sensore ottico innovativo che ha ottenuto il brevetto sia italiano che europeo, di cui lei è tra gli inventori. Ci spieghi di cosa si tratta.
La divisione elettronica di Unilock si propone di colmare un vuoto per quanto riguarda la misura delle caratteristiche delle miscele lubrorefrigeranti per le macchine utensili a controllo numerico, attualmente lo stato dell’arte prevede di misurare alcuni parametri in modo completamente manuale, noi proponiamo un prodotto – il Nautilus 4.0 – che in maniera automatica è in grado di misurare questi parametri e di inviarli poi in un cloud remoto attraverso un protocollo wifi. In questo modo l’operatore può monitorare un parco di oltre 200 macchine a controllo numerico e inviare questi dati sotto forma di sms o email.
Questo è il futuro?
Atlas Advanced Technologies, lo spin off tecnologico di Unilock è destinata ad una ampia crescita in virtù della struttura snella ed efficiente che permette maggiormente di penetrare nel mercato pur partendo dal know-how di un’azienda meccanica. Noi siamo un’impresa medio piccola che parla il linguaggio delle PMI ma siamo in grado di traferire soluzioni innovative a beneficio di tutti.
Micol Mulè