Pnrr, investimenti senza precedenti per le infrastrutture
62 miliardi di euro a disposizione del ministero. La sfida si gioca tutta su tempi certi e semplificazione delle procedure.
Un piano di cui l’Italia ha assoluto bisogno per ripartire e trasformarsi nella direzione di un nuovo modello di sviluppo, che ora potrà contare anche sull’integrazione, stabilita dal Governo, del fondo complementare da 30 miliardi di euro e su altri 10 miliardi destinati al completamento dell’Alta velocità sulla tratta Salerno-Reggio Calabria e Milano-Venezia. Il Pnrr, inviato a Bruxelles lo scorso venerdì 30 aprile, con questi due fondi aggiuntivi comincia la sua fase di attuazione, 10 miliardi per “partire subito”, parola del ministro delle Infrastrutture e della mobilità sostenibile, Enrico Giovannini.
La sfida, spiega il ministro dalle colonne del Sole24Ore, si gioca tutta sui tempi certi e sulla semplificazione. Perché il Pnrr possa consentire realmente all’Italia di tornare a correre, si dovrà uscire dalle logiche tradizionali legate al sistema procedurale delle opere pubbliche, invertendonel’ordine di causalità. Il che significa date certe per il completamento dell’opera e la conseguente modifica delle procedure per consentire il raggiungimento dell’obiettivo. Non a caso, infatti, il ministro ha istituito insieme al ministro Brunetta, una commissione composta anche da Consiglio di Stato, Corte dei Conti e Anac per lavorare alle proposte di “semplificazione, reingegnerizzazione e velocizzazione” che dovranno essere sottoposte al vaglio della Presidenza del consiglio.
Un cambio di passo rispetto al passato che però, precisa il ministro, non significherà automaticamente che la realizzazione delle infrastrutture presenti nel Pnrr sarà semplice, “perché i rischi di intoppo anche di procedure semplificate esistono sempre”. Motivo per cui andranno velocizzate anche altre fasi e implementato il capitale umano, altro elemento necessario e fondamentale per poter rispettare i tempi stabiliti. Nel piano, sottolinea Giovannini, tutto è stato studiato nei minimi dettagli, “per scegliere solo ciò che si può realizzare”, identificando per ciascun progetto “le allocazioni dei fondi, i soggetti attuatori e gli elementi di rischio connessi”.
Nove le aree di intervento nelle quali verranno investiti i 62 miliardi di euro a disposizione. Per quanto riguarda l’Alta velocità, le opere interesseranno le tratte “Salerno-Reggio Calabria, la Brescia-Vicenza-Padova, la Palermo-Catania-Messina, la Napoli-Bari e la Roma-Pescara. Inoltre, aggiunge il ministro, parte della quota disponibile verrà destinata alla chiusura della Torino-Venezia e Torino-Reggio cui sono affiancate le trasversali che collegheranno Tirreno ed Adriatico. Un aspetto fondamentale del piano è che non si tratterà solamente di un potenziamento della rete ferroviaria, ma anche di uno sviluppo nella direzione del trasporto ecosostenibile. Un’altra area riguarda la logistica integrata, con il rafforzamento dei porti, la realizzazione delle infrastrutture per i retroporti e per le Zes, oltre alla costruzione dell’ultimo e penultimo miglio ferroviario e stradale per porti e interporti. Gli interventi interesseranno anche la digitalizzazione per la sicurezza di strade ed autostrade, la qualità dell’abitare e le infrastrutture sociali, insieme alla tutela e valorizzazione delle risorse idriche.
Una visione d’insieme e sistemica degli interventi che, conclude Giovannini, non andrà abbandonata dopo l’approvazione del Pnrr: “Ci sono da orientare altri 80 miliardi di risorse comunitarie 2021/27 e i 15 miliardi aggiuntivi del Fondo di sviluppo coesione. Sarebbe sbagliato usarli su cose radicalmente diverse perché il Pnrr non basta per colmare i ritardi di decenni”.
Micol Mulè