Brevetti sui vaccini: è scontro tra governi e case farmaceutiche
La proposta del presidente Biden di sospendere temporaneamente la protezione sui brevetti per i vaccini anti covid ha scatenato un acceso dibattito internazionale, con case farmaceutiche e governi dalla parte opposta della barricata, ad esclusione della Germania.
Con lo scoppio della pandemia, il dialogo tra governi, case farmaceutiche e istituzioni internazionali si è fatto più fitto al fine di trovare una soluzione globale al diffondersi del covid. Un’alleanza che ora rischia di rompersi sul fronte dei brevetti. Il vaso di Pandora è stato aperto dall’amministrazione Biden quando qualche giorno fa la Casa Bianca si è detta favorevole a rimuovere la protezione dei brevetti per i vaccini contro il covid.
La Commissione Europea ha colto l’occasione al volo, con la presidente von der Leyen che ha accettato l’invito a discutere la proposta americana, ribadendo però la necessità che, nel breve periodo, i Paesi produttori di vaccini permettano l’esportazione delle dosi. Il premier Mario Draghi è intervenuto nella questione affermando che i vaccini sono un bene globale, una posizione spalleggiata anche dal presidente francese Macron. Tuttavia dal cuore dell’Europa si è sollevata un’importante voce contraria, quella di Angela Merkel che si è opposta a tale proposta.
Secondo quanto riportato dal quotidiano Spiegel, la cancelliera tedesca ha discusso l’altro ieri con il leader di BioNTech, Ugur Sahin, il quale avrebbe sostenuto che se la tutela alla proprietà intellettuale venisse rimossa anche solo temporaneamente, ci sarebbero implicazioni sulla produzione di vaccini nel suo complesso. Sulla stessa lunghezza d’onda anche Albert Bourla, CEO di Pfizer, secondo cui quella di Washington sarebbe una cattiva idea, e il numero uno di Moderna, Stephane Bancel, secondo cui sospendere i brevetti non è la soluzione giusta. La proposta americana ha avuto anche una conseguenza immediata dal momento che subito dopo l’annuncio di Biden, le azioni di Pfizer, BioNTech, Novavax e Moderna sono precipitate in borsa.
Sul fronte italiano, chi si oppone fortemente alla proposta americana è Farmindustria che in una nota sottolinea come al momento nel mondo ci siano circa 280 vaccini in sviluppo e in UE quattro sono già stati approvati: “Risultati possibili solo grazie alla proprietà intellettuale”. Secondo l’Associazione delle imprese del farmaco che aderisce a Confindustria, la deroga ai brevetti non servirebbe ad aumentare la produzione, anzi, rischia di dirottare risorse e materie prime verso siti di produzione meno efficienti. Per aumentare la produzione servirebbero invece snellimenti burocratici, oltre all’eliminazione delle barriere commerciali e dei colli di bottiglia nelle catene di approvvigionamento.
Simone Fausti