Covid: si valuta mix vaccini tra prima e seconda dose
Alcuni studi stanno verificando la fattibilità di fare la prima somministrazione con un vaccino e il richiamo con un altro. I primi dati mostrano un livello di efficacia non inferiore alla vaccinazione classica. Draghi avanza la proposta all’UE.
Sono in corso diversi studi per verificare la praticabilità di somministrare due vaccini anti covid diversi tra prima dose e richiamo. Attualmente i dati a disposizione non sono molti ma i primi risultati mostrano un adeguato livello di efficacia e non sembrano evidenziare particolari fattori critici. Secondo una sperimentazione condotta dall’Università di Oxford su più di 800 volontari con più di 50 anni di età, non sono risultate differenze sostanziali tra una prima dose AstraZeneca e il richiamo con Pfizer e viceversa. Gli effetti collaterali osservati rientrano nella “categoria base”: affaticamento delle membra, febbre e mal di testa.
Il premier Draghi ha chiesto all’autorità regolatoria europea sui farmaci se tale strada sia percorribile. Le autorità devono ancora esprimersi ufficialmente ma sembra che l’intenzione sia quella di consentire agli Stati membri se decidere di procedere con la somministrazione differenziata. Una mossa che potrebbe dare un’ulteriore accelerata alla campagna vaccinale in corso.
Nel frattempo il gruppo farmaceutico francese Sanofi ha annunciato l’avvio degli studi clinici di terza fase per il suo vaccino che sta sviluppando in collaborazione con la britannica GSK. L’obiettivo è lanciare il vaccino entro la fine del 2021 ma rimangono diversi dubbi sulle tempistiche dal momento che le due aziende hanno accumulato un ritardo di diversi mesi già nelle altre fasi. Ora comincia quindi l’arruolamento dei soggetti necessari per effettuare lo studio clinico di fase 3 che verificherà la sicurezza, l’efficacia e l’immunogenicità del loro prodotto. Tale studio è randomizzato, in doppio cieco e controllato con placebo. Verranno coinvolti circa 35.000 volontari adulti provenienti da diversi Paesi.