G7: accordo su tassa globale minima per le multinazionali
I ministri delle Finanze del G7 hanno trovato un’intesa per una “global minimum tax” che riguarderebbe i grandi giganti digitali e un altro centinaio di aziende.
Un accordo storico. Così il cancelliere dello Scacchiere inglese, Rishi Sunak, ha definito l’intesa raggiunta tra i Paesi del G7 riguardo a una tassa minima globale per le multinazionali. I ministri delle Finanze delle sette maggiori economie avanzate si sono trovati a Londra lo scorso weekend per discutere una serie di tematiche ma il focus principale era questa “global tax” minima. La questione è dibattuta da anni dal momento che molte aziende, in particolare i giganti del digitale, stabiliscono le proprie sedi fiscali in quei luoghi dove riescono a pagare a volte cifre ridicole in tasse mentre fatturano decine di miliardi di utili l’anno.
L’accordo vuole intervenire a livello globale per limitare il fenomeno dell’elusione fiscale e stabilisce una aliquota minima globale del 15% per le grandi imprese. Gli utili eccedenti una soglia del 10% sui margini di redditività rientrano nella tassazione prevista da tale accordo, inoltre sulla quota eccedente questa soglia “almeno il 20%” sarà oggetto di “ricerca di un’equa soluzione di allocamento” per essere tassato nei Paesi dove si effettuano le vendite.
Il perimetro in cui ricade tale tassazione è dunque abbastanza limitato ma sarà fondamentale riuscire a coinvolgere quei Paesi, come l’Irlanda, dove hanno sede le grandi multinazionali. Per questo motivo l’obiettivo è quello di raggiungere un più ampio accordo al G20 dei ministri delle Finanza e banchieri centrali di luglio, a Venezia, come sottolineato dal ministro Franco che ha definito tale intesa “un passo in avanti verso un accordo sulla fiscalità internazionale”.
Come evidenziato dal Commissario europeo, Paolo Gentiloni, le imprese che dovrebbero essere interessate da questa riforma della tassazione saranno circa un centinaio.