Casa Bianca: libero mercato in soffitta?
250 pagine destinate a cambiare pesantemente le strategie degli Stati Uniti a guida Biden. Si tratta del rapporto commissionato alcuni mesi fa dalla Casa Bianca per valutare quali rischi corre l’economia USA rispetto all’importazione di prodotti strategici fondamentali in particolare per l’industria tecnologica, la produzione di farmaci e batterie.
Le indicazioni fornite dall’indagine sulle supply chain globali sono chiare: occorre aumentare la produzione manifatturiera interna e ridurre drasticamente l’import e la dipendenza da competitor sempre più agguerriti. Senza troppi giri di parole, ancora una volta il bersaglio grosso è la Cina e la sua costante minaccia alla leadership mondiale a stelle e strisce.
Viene subito da pensare ad una linea di continuità con l’amministrazione Trump e i suoi dazi sull’import di acciaio e alluminio: dunque il Paese delle libertà rinnega l’ideologia del libero mercato a favore di una politica protezionistica nell’era della globalizzazione?
A quanto pare le intenzioni sono queste, seppur ammantate dal proverbiale moralismo americano che nelle pagine del documento pubblicato lo scorso 8 giugno sottolinea che sia giunto il momento di pensare alla tutela del lavoro, agli standard ambientali, alle famiglie e alle nuove generazioni. Dopo aver accettato per anni una deregulation mondiale che ha movimentato capitali per investire su produzioni a basso costo e basse tutele, il “new deal” americano rispolvera valori etici per giustificare una clamorosa inversione di marcia.
L’amministrazione Biden ha già mosso i primi passi ed ha individuato una vera e propria task force composta e guidata dai ministri del Commercio, dei Trasporti e dell’Agricoltura. Obiettivo è l’individuazione dei settori in cui domanda e offerta non sono bilanciate per introdurre correttivi e oltre 17 miliardi di dollari in prestito alle imprese dell’edilizia, dei trasporti, dei semiconduttori, della filiera alimentare, scongiurando in questo modo il rischio di perdere competitività e leadership nel medio e lungo periodo.
Tra risorse già chieste al congresso (50 miliardi) e investimenti per la produzione di nuove tecnologie (250 miliardi) il Governo USA prevede di investire a favore delle imprese americane oltre 300 miliardi di dollari.
La convivenza per oltre un anno con la pandemia da covid-19 porterà gli Stati Uniti a cercare di rendersi indipendenti nella ricerca e produzione di farmaci attraverso un partenariato pubblico-privato, mentre sul fronte tecnologico chip e batterie al litio rappresentano gli investimenti strategici fondamentali per produrre i quali si farà ricorso anche all’estrazione di materie prime entro i confini americani. A partire dai magneti, appartenenti alle cd “terre rare” da impiegare nella produzione di motori elettrici, missili, turbine eoliche.
Ovviamente tutto questo piano avrà i toni della battaglia contro “il male”, rappresentato dai Paesi che utilizzano pratiche commerciali scorrette, come i sussidi e gli aiuti di stato e che non si allineano alle tutele sociali e del lavoro in essere nelle economie più avanzate. Come l’America, appunto.
Da quanto si apprende, Biden cercherà nuovamente di stringere un’alleanza forte con l’Europa (che evidentemente non costituisce più una minaccia, ma un secondo mercato per gli USA) per realizzare una stretta collaborazione all’insegna dei valori umani peculiari dell’Occidente, come la dignità umana, i diritti dei lavoratori, la tutela dell’ambiente e – perché no? – la democrazia e la libertà.
Pietro Broccanello