Edilizia: governo pronto a intervenire per temperare il “caro materiali”
Il rincaro dei prezzi delle materie prime rischia di penalizzare gli appaltatori e rallentare la ripresa del settore. Due le opzioni al vaglio del governo
La carenza di materie prime e il conseguente rincaro dei prezzi rischia di bloccare parte della ripresa italiana, in particolar modo il mondo dei lavori pubblici. Il governo ha deciso quindi di agire: i ministeri dell’Economia e delle Infrastrutture stanno vagliando una norma che permetta di compensare il rialzo dei prezzi dei materiali.
In realtà tale rincaro prosegue da diverso tempo e i primi a suonare l’allarme è stato l’Ance, l’Associazione nazionale dei costruttori edili. Come riportato dal vicepresidente Marco Dettori a inizio mese in audizione alla Commissione Bilancio della Camera, nel settore c’è forte preoccupazione: il mondo delle costruzioni sta affrontando la crisi del “caro materiali” da diversi mesi ormai. Secondo l’Ance, infatti, la fiammata del costo dei materiali da costruzioni risulta insostenibile e sta mettendo in ginocchio le imprese: +150% per l’acciaio tondo per cemento armato, +129% per il Polietilene, +30% per il rame, ma la lista è lunga.
Come sottolineato da Martina Nardi, presidente commissione Attività produttive, commercio e turismo alla Camera, tale fenomeno rischia di provocare un duplice danno: “Da una parte rallenta se non blocca gli effetti virtuosi prodotti dalle agevolazioni fiscali per famiglie e imprese, dall’altra ha ripercussioni negative sui lavori pubblici che, oggi come mai, devono invece essere agevolati e velocizzati, in modo da dare quella spinta alle infrastrutture fondamentale per aiutare la ripresa economica”.
Ecco allora la richiesta fatta a gran voce dall’Ance perché l’esecutivo adotti misure “eccezionali, concrete e immediate” che possano evitare il blocco dei cantieri pubblici e privati “mettendo a rischio anche le opere del Recovery Plan e gli interventi del Superbonus 110%”. Il timore, infatti, è che senza un intervento dello Stato, ci potrebbero essere gravi conseguenze anche in termini di occupazione e investimenti.
Sul tavolo del governo ci sono al momento due opzioni: da una parte la possibilità di attuare un meccanismo di compensazioni in corso d’opera sia in caso di rialzo che di ribasso, da definire in base a un range di oscillazione dei prezzi. Dall’altra parte si parla di implementare una sorta di conguaglio a fine opera o a fine 2021. Il tempo stringe ed è probabile che nei prossimi giorni emerga una direzione più chiara.