Stadio S. Siro: palla alla Giunta Sala
I nostalgici del calcio romantico celebrato dal grande Gianni Brera ci perdoneranno se nell’attualità dello sport più amato dagli italiani tocchiamo argomenti che hanno poco di nostalgico e molto di business; le squadre più blasonate di tutta Europa sono vere e proprie aziende, guidate da proprietà e manager molto attenti agli asset strategici che consentano ottimi risultati sportivi e al contempo ritorno degli investimenti. Tra i beni considerati irrinunciabili dai club di primo piano vi è lo stadio di proprietà, come testimoniano da anni i club inglesi e in Italia dalla Juventus, di gran lunga la società più importante per quanto riguarda i volumi di affari (al netto dei risultati sportivi).
Tra le società di serie A italiane c’è molto fermento (vedi Lazio, Roma e Fiorentina su tutti) ed è di queste ore la notizia che Inter e Milan, da diverso tempo impegnate con il Comune di Milano per la realizzazione del progetto del nuovo S. Siro, abbiano depositato tutta la documentazione richiesta dal Sindaco Sala atta a vagliare i requisiti generali (stabilità economico-finanziaria, normativa antimafia, ed altri orpelli burocratici) delle rispettive proprietà, entrambe straniere, ovvero del fondo americano Eliott proprietario del Milan e del gruppo Suning, colosso cinese detentore delle quote di maggioranza dell’Inter.
La documentazione era attesa per la fine di aprile, ma la presentazione degli atti originali accompagnati da una traduzione giurata ha comportato un piccolo e giustificabile allungamento dei termini, peraltro in accordo con i vertici di Palazzo Marino.
Ora – è il caso di dirlo – la palla è nelle mani del Comune di Milano e della giunta di Beppe Sala che dovrà esprimersi sulle modifiche apportate al progetto iniziale, tra le quali la definizione delle volumetrie e la destinazione d’uso dei vari spazi all’interno della Scala del calcio meneghino.
Solo dopo il via libera tecnico dell’esecutivo il progetto passerà al vaglio del Consiglio comunale per la decisione finale.
Non è difficile immaginare che questa trafila burocratica si vestirà ancor più di tinte politiche con l’avvicinarsi delle elezioni amministrative per il rinnovo del primo cittadino del capoluogo lombardo previste per una data in via di definizione compresa tra il 15 settembre e il 15 ottobre. Non è da escludersi una ulteriore dilazione dei tempi entro cui il Comune di Milano vorrà esprimersi, posticipando a dopo il voto il pronunciamento definitivo, evitando di portare in campagna elettorale un tema molto sentito e – inevitabilmente – dibattuto e dunque divisivo tra gli elettori.
In ogni caso, i tasselli del mosaico vanno man mano componendosi e anche l’incontro tra il Sindaco Sala e il Presidente dell’Inter Zhang, nel quale il capo dei neocampioni d’Italia ha riconfermato di voler procedere con investimenti di medo e lungo termine, conferma la volontà del club di dotarsi di uno stadio di proprietà (seppur in condivisione con i cugini rossoneri) come asset strategico per la crescita del club.
Anche il Presidente del Milan Paolo Scaroni spinge verso una definizione in tempi rapidi e individua come data simbolica per l’inaugurazione del nuovo stadio quella dell’inaugurazione delle Olimpiadi invernali di Milano e Cortina nel 2026. Un sogno o una grande opportunità? Certo sarebbe un regalo per Milano e un ulteriore investimento per ridare slancio alla città. Saprà la politica meneghina – dove maggioranza e opposizione vedono di buon occhio il progetto del nuovo stadio – cogliere questa opportunità senza anteporre calcoli ed interessi di parte? Le elezioni sono alle porte, ma le opportunità vanno colte al volo.
Pietro Broccanello