Pnrr: dall’approvazione all’esecuzione
Approvato il Pnrr italiano, a luglio arriveranno i primi miliardi del Next Generation Eu. In cantiere centinaia di progetti e investimenti e riforme improrogabili.
Cori di festeggiamenti si sono levati a inizio settimana quando è uscita la notizia che la Commissione Europea aveva promosso il Pnrr italiano a pieni voti: finalmente l’Italia fa le cose bene e nei tempi stabiliti. C’è grande consenso attorno all’operato di Draghi e allo stesso tempo grandi aspettative ma ora comincia la parte più complicata: spendere efficacemente le risorse europee. E il crono-programma del prossimo quinquennio è particolarmente denso.
Si parte dal 13% (dei 191,5 miliardi di euro destinati all’Italia) che corrisponde a circa 25 miliardi di pre-finanziamento i quali dovrebbero arrivare tutti o in parte entro fine luglio. Più della metà di tale quota verrà spesa entro la fine dell’anno e, come ricorda il Sole24Ore, nel 2021 sono previsti 105 progetti, numero che l’anno prossimo crescerà fino a 167 interventi per raggiungere poi il picco nel 2023 (179 progetti) e nel 2024 (176 progetti).
Un primo passo è già stato compiuto. Ieri il ministro dello Sviluppo economico, Giancarlo Giorgetti, ha firmato il decreto di adozione del Piano Strategico sulla proprietà industriale per gli anni 2021-2023. Si tratta del primo provvedimento di attuazione del Pnrr: 30 milioni di euro per la realizzazione di un insieme di interventi finalizzati a promuovere e tutelare la proprietà intellettuale nell’ambito della digitalizzazione, innovazione, e competitività del sistema produttivo.
Nel complesso c’è particolare attenzione a come verranno spese le risorse. Il commissario europeo all’Economia, Paolo Gentiloni, in un’intervista a Radio anch’io, ha riconosciuto che l’Italia ha in mano il suo destino: “Questi 192 miliardi in 5 anni se vengono spesi per investimenti e risorse possono cambiare il volto della nostra economia, rendere la crescita più forte e l’economia più sostenibile. E’ un’occasione da far tremare i polsi perché è molto impegnativa”. Attenzione però a non illudersi. Nell’ultimo periodo c’è stata una corsa al rialzo per quanto riguarda le stime di crescita del Pil italiano nel 2021 che nell’ipotesi più ottimistica segnerà un +5% a fronte però di una caduta di 8,9 punti percentuali nel 2020. Con i fondi del Next Generation Eu l’Italia non può limitarsi a tornare ai livelli pre-covid perché, come affermato recentemente da Draghi, i livelli di crescita degli ultimi vent’anni sono anemici: la vere sfide rimangono le riforme di giustizia, fisco e pubblica amministrazione.