Ocse e la formazione per la ripresa, Spada: “Contro il Covid sforzi moltiplicati”
Report Ocse, il direttore del fondo interprofessionale Formazienda: “Modello italiano tiene ma il nodo risorse rimane”
L’Ocse disegna al rialzo il Pil italiano, con una crescita di quasi il 5% per il 2021, e stabilisce per il nostro Paese l’orizzonte della fine del 2022 per ritornare al periodo per-Covid sia in termini di capacità di costruire ricchezza sia in termini di capacità di costruire posti di lavoro. I dati dell’Ocse superano quindi il 4,2% di crescita che era stato individuato da Bruxelles in primavera ma l’Italia, rispetto alle nazioni partner, sembra in ogni caso avvertire una fatica maggiore nel condurre il percorso di recupero. Tra i fattori che possono accelerare la ripresa, nel report dell’organizzazione parigina, viene evidenziata la formazione continua. Uno strumento che, anche a seguito della graduale rimozione del blocco dei licenziamenti, viene individuata come un’azione di salvaguardia dei posti di lavoro attualmente in essere.
“La cassa integrazione – commenta Rossella Spada, direttore del Fondo Formazienda, il fondo interprofessionale nato nel Nord Ovest con sede in Lombardia al quale aderiscono 110mila imprese per 750mila lavoratori – ha consentito di tutelare i livelli occupazionali ma è una misura che deve trovare il sostegno efficace da parte delle iniziative di politica attiva. Il Pnrr negoziato dal governo Draghi con la Commissione europea sembra andare in questa direzione come dimostra la conferma di un rinnovato sostegno al Fondo nuovo competenze. La formazione, sotto questo punto di vista, costituisce certamente un’urgenza perché promuove la transizione delle competenze rigenerando la competitività e la redditività dell’impresa rafforzando contestualmente i livelli di occupabilità”.
“L’Ocse – continua il direttore di Formazienda – individua nei più elevati livelli di crescita economica e di occupazione il traguardo delle politiche pubbliche sollecitando una forte partecipazione della società civile alle decisioni dei governi. Si tratta di elementi che richiamano il ruolo strategico dei fondi interprofessionali: da un lato non può esserci crescita senza innovazione produttiva ed un lavoro preliminare sul fronte della formazione dei lavoratori; dall’altro la natura paritaria dei fondi, che nascono da un accordo tra i sindacati delle imprese e dei lavoratori, li configura come gli attori più idonei ad operare con efficacia nella fase post Covid”.
Secondo l’Ocse, in tutta Europa, il Covid ha falcidiato oltre 20 milioni di posti di lavoro. Le economie nazionali devono attivarsi per recuperare il prima possibile i valori antecedenti la crisi. Gli sforzi, nell’ambito delle politiche formative, devono essere moltiplicati come peraltro auspica il Pnrr in merito alla realizzazione degli asset strategici della digitalizzazione, della sostenibilità ambientale e dell’inclusione sociale.
“Non c’è un’altra soluzione – aggiunge la Spada – ed i segnali positivi ci sono. Il rimbalzo è in corso e gli investimenti materiali e immateriali previsti dal Pnrr possono rendere strutturale la ripartenza. Non dimentichiamo che fondi interprofessionali, inoltre, trovano proprio nel Pnrr una riconoscimento importante del loro ruolo. Un rilancio stabile dell’economia non potrà esserci in assenza di una forte spinta della formazione continua. Le organizzazioni che costituiscono i sistemi formativi devono generare uno sforzo all’altezza della sfida”.
Nel 2020 Formazienda ha promosso finanziamenti a favore delle aziende aderenti per 30 milioni incrementando di 5 milioni i valori dell’anno precedente. I progetti formativi destinati alla qualificazione e riqualificazione delle risorse umane sono stati oltre 400 sia nel 2019 sia nel 2020 anche se lo scorso anno hanno evidenziato una crescita maggiore. I piani formativi sono stati candidati dalle aziende di ogni scala dimensionale: Pmi, grandi imprese e gruppi d’impresa. Ma nel 2020 sono stati i gruppi più strutturati ad essere più dinamici.
Il report Ocse invita tutti i Paesi membri a valorizzare l’aspetto della conoscenza per beneficiare di una tendenza migliorativa che incrocia su scala globale gli effetti della rivoluzione 4.0 e l’Italia non può rimanere indietro. Conclude Rossella Spada: “La formazione e la riqualificazione professionale emergono come i fattori principali di una strategia propedeutica alla ripartenza anche in risposta ai fenomeni della digitalizzazione e dell’automazione che già si stavano diffondendo prima dell’emergenza epidemiologica. L’Italia, sul piano degli strumenti, è ben attrezzata. La rete dei fondi interprofessionali costituisce un modello che ha il merito indiscusso di attribuire una centralità indiscussa all’impresa sviluppando forme leali di concorrenza tra le organizzazioni e ambiti di specializzazione funzionali all’efficientamento della riposta. Resta però il nodo delle risorse come certifica l’ultimo rapporto Anpal sulla formazione continua dove si chiarisce come in relazione ai finanziamenti promossi dai fondi l’offerta è inferiore alla domanda. Un dato che deve essere associato al prelievo governativo che impatta sul sistema dei fondi ormai dal 2015 è che pari a 120 milioni di euro all’anno. Un fattore debilitante riduce complessivamente la possibilità di finanziare la formazione dei lavoratori individuata dal Pnrr e dall’Ocse come l’elemento portante della ripresa”.