Il dilemma del green pass
Governo all’opera per decidere se seguire il modello francese o rendere il green pass obbligatorio solo per alcune attività
Prosegue il dibattito sull’adozione del green pass “alla francese”. Il fatto che dopo l’annuncio di Macron (con cui Parigi ha stabilito l’obbligatorietà del certificato verde per l’accesso a mezzi pubblici e locali) ci sia stata una vera e propria impennata nelle prenotazioni delle vaccinazioni che hanno superato in breve tempo le due milioni di unità, è qualcosa che non è passato inosservato a Roma.
In Italia, infatti, una fetta non indifferente della popolazione è restia a sottoporsi al vaccino anticovid e con il trend dei contagi in risalita, Palazzo Chigi sta preparando un nuovo piano di azione. Diversi esponenti politici e della società civile sono contrari ad un’adozione rigida del green pass, motivo per cui alla fine potrebbe arrivare una soluzione di compromesso: certificazione verde digitale obbligatoria per i mezzi pubblici, aerei, treni, per andare in palestra, piscina, teatro, cinema o in discoteca, ma non per andare al ristorante o al bar. Al momento tuttavia queste sono solo ipotesi su cui la maggioranza sta cercando di trovare la quadra, così come rimane in piedi l’ipotesi di fornire il certificato solo dopo la seconda dose.
Intanto però arriva l’allarme dalla Farnesina che, in una nota, ricorda che viaggiare all’estero comporta un rischio sanitario per cui nel caso in cui per tornare in Italia sia necessario sottoporsi a un tampone e nel caso il risultato sia positivo, “non è possibile viaggiare con mezzi commerciali e si è soggetti alle procedure di quarantena e contenimento previste dal Paese in cui ci si trova”. Da qui il promemoria del ministero degli Esteri: “Si raccomanda, pertanto, di pianificare con massima attenzione ogni aspetto del viaggio, contemplando anche la possibilità di dover trascorrere un periodo aggiuntivo all’estero, nonché di dotarsi di un’assicurazione sanitaria che copra anche i rischi connessi al covid”. La Farnesina ricorda, per esempio, che ci ha soggiornato nel Regno Unito nei 14 giorni precedenti l’ingresso in Italia, deve sottoporsi a un tampone nelle 48 ore precedenti l’arrivo, ad isolamento fiduciario per 5 giorni ed effettuare un nuovo tampone al termine dell’isolamento.
Sul fronte economico, l’aspetto che temono di più le imprese sono nuove chiusure. Secondo Confcommercio, il diffondersi delle varianti covid e la risalita dei contagi potrebbero portare a misure volte a governare e contenere la mobilità internazionale e interna: un fatto che toglierebbe vigore alla ripresa. La conseguenze è che la crescita non si diffonderebbe in maniera sufficiente in tutti i settori, compromettendo per alcune realtà come la filiera turistica, di tornare ai livelli di attività pre-covid almeno per altri 12-18 mesi.