lunedì, Novembre 25, 2024
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    Una riflessione prima della pausa estiva: a che punto è il PNRR?

    Una riflessione prima della pausa estiva: a che punto è il PNRR?

    Cari amici, è tempo di vacanze anche per noi. L’anno scorso non ne abbiamo fatte, quest’anno tocca recuperare. Per le prossime due settimane non ci saremo, poi avremo un mese di agosto a scarto ridotto. Non vogliatecene, è stato un anno duro anche per noi. Tanto per cominciare è stato un anno e mezzo. Prima di lasciarvi, però, credo sia opportuno fare alcune riflessioni sullo stato attuale delle cose. Partendo da quello di cui non parlerò.

    Non vi annoierò con la questione Green Pass. La situazione è, purtroppo, arrivata al punto di caduta che tutte le persone con un minimo di senno avevano previsto. Esiste una minoranza irriducibile che non intende vaccinarsi. È un dato, non una opinione. La motivazione fondamentale di queste persone, al di là di come viene presentata è una soltanto: il vaccino mi fa rischiare salute e vita, lo Stato deve proteggere salute e vita, lo Stato non mi può obbligare a rischiare. Se questa posizione vi pare egoista e illogica, sappiate che è pressoché identica a quella utilizzata per il primo lock down. E costantemente ripetuta per mesi. Le fabbriche devono chiudere perché anche una sola vita persa è inaccettabile, diceva Speranza.

    Questo ragionamento, per quanto nobile, era ovvio che avrebbe generato problemi. Come molti ideali di una certa parte politica, parte da ottime premesse e causa disastri. Così oggi, invece di riuscire ad ottenere l’ambita immunità, la società si scontra contro le persone che ripetono il medesimo mantra per il vaccino. E tanti saluti alla ripresa economica. Il Green Pass, come vedete, in tutto questo è problema marginale. Mi limito a farvi notare come, ancora e ancora, dovrebbero essere gli imprenditori a far rispettare la legge. In un paese che ha, per centomila abitanti, il più alto numero di forze dell’ordine del mondo occidentale.

    No, il punto essenziale è un altro. Cosa sta facendo il Parlamento per l’ex Recovery Fund, oggi Piano Nazionale di Resilienza e Ripartenza (PNRR)? Credo si possa dire, con molta serenità, assolutamente nulla. Al momento, il cardine da cui tutto deve partire è la riforma della Giustizia. Che è tenuta in ostaggio dalle liti interne dei Cinque Stelle. Che, alla fine, tradiranno l’accordo siglato da Di Maio per ragioni puramente identitarie. Sul punto c’è da fare una riflessione: ma a noi imprenditori importa qualcosa della riforma del diritto penale? Chi risponda di no ha delle ragioni. In questo paese il vero problema è riuscire a farsi pagare. Chi scrive è un microimprenditore. Eppure ho crediti probabilmente inesigibili nella pratica per decine di migliaia di euro. E so che lo Stato per me non può fare nulla. Cosa mi importa della durata del processo penale, dopotutto?

    Mi dovrebbe importare, invece. Fare l’imprenditore è penalmente pericoloso quasi quanto fare il sindaco. In un mondo in cui nemmeno lo Stato sa quante leggi tributarie esistono, chi di noi può dormire tranquillo? Credo nessuno. Tutti noi speriamo di aver adempiuto. Ma chi lo sa con certezza? E lo stesso vale per le normative ambientali, di sicurezza sul lavoro e tutte le altre migliaia di leggi penali di cui nemmeno conosciamo l’esistenza. Sapere che una denuncia non è l’inizio di un ergastolo fatto di ansia, spese legali e infinita incertezza è una cosa importante per chiunque firmi un bilancio. La riforma Cartabia ci assicura che, almeno dopo l’appello, sappiamo in quanto tempo, al massimo conosceremo il nostro destino. Ovviamente i giudici, che dovrebbero accelerare il proprio lavoro in alcuni distretti, sono tutto meno che felici. E se non lo sono loro, i 5 Stelle lo saranno anche meno. E salta così la prima riforma, impantanata in un braccio di ferro.

    In Senato, inoltre, giacciono alcuni decreti legge non da poco. Uno, ad esempio è sulla cybersicurezza, vitale per proteggerci da attacchi esterni. Ma, una volta di più, è tutto fermo. Il DDL Zan, infatti, è stato incardinato per la discussione martedì scorso. Martedì prossimo, gli stessi che avevano insistito allo sfinimento per farlo, voteranno per spostare a settembre la discussione. L’alternativa è che decadano quei decreti legge. Viene da domandarsi se queste due settimane non potessero essere adoperate per fare qualcosa di più utile.
    E anche così, la domanda del titolo persistere: dove sono i provvedimenti? Perché nessuno ne parla? Conoscendo la serietà del dott. Draghi, il Governo se ne sta probabilmente già occupando. Ma il Parlamento che contributo sta dando? L’antipolitica genera mostri e si combatte con la concretezza. Una concretezza che, in questi giorni, pare sempre di più una chimera. Facciamo un confronto con l’Europa: là si sta discutendo e si sta correggendo il Green Deal. Italia e Francia, con alcuni parlamentari come l’Onorevole Massimiliano Salini, stanno duramente lottando perché la tutela dell’ambiente non distrugga intere filiere produttive. Si parla di cose pratiche, insomma. Da cui dipendono il nostro lavoro e i nostri investimenti.

    Forse non è chiedere troppo che anche i nostri Parlamentari nazionali prendano esempio e si dedichino a queste questioni. Prima che sia troppo tardi per l’economia e per il Paese tutto. Nel frattempo, a chi può, buone vacanze. A tutti gli altri: in bocca al lupo. Alla fine, se l’Italia ce la farà o meno sarà solo grazie a tutti voi. A tutti noi. A chiunque non si sia arreso.

    Luca Rampazzo

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