Maxi contact center Inps: 3mila assunzioni ma a rischio gli attuali lavoratori
L’internalizzazione del servizio alla società in house prevede una selezione pubblica dalla quale rischiano di rimanere fuori numerosi lavoratori delle società appaltatrici. 100 nel milanese.
Saranno circa 3mila le nuove assunzioni previste dall’Inps attraverso una selezione pubblica. L’annuncio arriva direttamente dal presidente Pasquale Tridico nel corso di un’audizione alla Camera sulle ripercussioni occupazionali dell’internalizzazione del servizio di contact center alla società in house Inps Servizi S.p.A., già Italia Previdenza-Sispi. Perché se è pur vero che l’operazione garantirà la creazione di nuovi posti di lavoro, ci sono però gli attuali dipendenti delle società appaltatrici del servizio che sentono sgretolarsi la terra sotto i piedi.
Tremila i lavoratori in Italia impiegati nel contact center appaltato nel 2019 per un costo di circa 87 milioni di euro, saliti a 97 milioni nel corso del 2020 per effetto della pandemia, che muove ogni anno un traffico di chiamate e contatti enorme: 27milioni tra contatti umani ed automatici. Un servizio prezioso – e aumentato sensibilmente –soprattutto durante l’emergenza sanitaria che ha visto protagonisti gli operatori impegnati a cercare di risolvere le problematiche degli utenti impossibilitati a recarsi direttamente agli sportelli.
Per loro incombe l’incognita sul futuro. Solo nel milanese sono un centinaio i dipendenti di una delle società appaltatrici, la Network Contacts, che rischiano il posto di lavoro e chiedono garanzie per il loro futuro occupazionale. Tridico ha cercato di tranquillizzare gli animi spiegando che, trattandosi si selezione pubblica, ci vorrà tempo per indire il concorso, ragion per cui il contratto esterno è stato rinnovato per dodici mesi. Fino al novembre 2022, quindi, i dipendenti potranno contare su uno stipendio certo, ma quel che succederà dopo non è ancora chiaro.
I lavoratori sono in pressing per richiedere l’assunzione da parte della società Inps Servizi S.p.A, futuro gestore del servizio di contact center, attraverso il meccanismo della “clausola sociale” che nelle situazioni di cambio appalto prevede di riassorbire la forza lavoro. Sebbene possaessere operazione di buon senso anche per evitare di disperdere le competenze acquisite nel corso del tempo dai lavoratori, la legge in questo caso specifico, trattandosi di società in house, impone una selezione pubblica tramite concorso. Peccato, denunciano i sindacati, che in questa maniera non tutto l’attuale personale potrà avere accesso alla selezione, per esempio verrebbero esclusi tutti coloro che sono in possesso della sola licenza media.
Tridico, dal canto suo, ha ribadito che “il reclutamento del personale è una cosa importante e delicata a cui l’Istituto sta dedicando la massima attenzione”. Obiettivo migliorare la qualità del servizio e soprattutto riuscire a contenere i costi, aumentati in modo particolare lo scorso anno, entro il tetto dei 93 milioni di euro l’anno.
Micol Mulè