Manovra finanziaria: ci sarà un segnale per la ripresa?
A un mese esatto dal varo della legge di Bilancio, prevista per il 20 ottobre, l’agenda politica nazionale sta cominciando a riempirsi di contenuti e ipotesi di interventi economici e fiscali che ci diranno quanto l’attuale governo Draghi saprà cogliere le priorità che servono agli italiani per uscire finalmente dal tunnel della crisi socioeconomica provocata da 18 mesi di pandemia.
Sono molti i temi di attualità, sono tutti elementi cruciali per dare un segnale forte della volontà di ripartire. In fondo la mission di questo anomalo governo è proprio quella di sostenere concretamente le esigenze di imprese e famiglie e la manovra che si sta per approntare ne sarà il primo segno tangibile su cui potremo misurare l’operato di Draghi sul suo terreno preferito, quello dei conti.
I dossier che i partiti e i tecnici stanno approntando spaziano dal Reddito di cittadinanza a Quota 100, ma ci sono altre partite cruciali da mettere a punto.
Dai boatos delle ultime ore sembra che la manovra potrà contare su un tesoretto di circa venti miliardi, al netto delle risorse straordinarie messe sul piatto dalla UE per fronteggiare l’emergenza sanitaria.
I punti chiave della riforma che, come ha detto Draghi, dovrà puntare a sostenere una crescita importante si possono sintetizzare rapidamente: riforma degli ammortizzatori sociali, restyling del reddito di cittadinanza, il “dopo” quota 100 (il triennio di sperimentazione della misura fortemente volta dal Conte uno terminerà a fine anno), e, si spera, un anticipo di delega fiscale.
Vanno poi predisposte le modifiche normative legate alla proroga del superbonus 110% al 2023, individuate le risorse per il settore dell’automotive, da sempre tra gli asset strategici dell’industria italiana.
Il ministro Franco ha già annunciato, come da liturgia consolidata, che non ci saranno tesoretti da sfruttare né manovre eccezionali come l’ultima in funzione post Covid.
La solita coperta corta dovrà tener conto anche delle previsioni di crescita, attestate al 6%, e al contenimento del disavanzo, il cui deficit potrebbe ridursi intorno al 10%, in linea con gli impegni di contenimento della spesa pubblica.
Una delle voci principali che potrebbe assorbire circa metà delle risorse disponibili riguarda la riforma degli ammortizzatori sociali che potrebbero cubare un impegno tra gli 8 e i 10 miliardi.
Verosimilmente, sul tema del Reddito di cittadinanza assisteremo a un vero e proprio braccio di ferro tra le forze politiche decisamente divise tra chi vorrebbe iniettare ulteriori miliardi e chi vorrebbe almeno renderlo uno strumento di politiche attive e non una marchetta assistenzialistica.
La partita sul dopo Quota 100, ormai prossima al “pensionamento” potrebbe consentire il recupero di 6-6,5 miliardi da aggiungere ai venti stimati dal dicastero dell’Economia. Ma qui siamo ancora nel campo delle ipotesi e non appare ancora all’orizzonte una proposta convincente di riforma delle pensioni su cui avviare i tavoli di concertazione.
In materia di costo del lavoro avanza con insistenza l’ipotesi di taglio cuneo fiscale, misura che darebbe ossigeno alle imprese disponibili a nuove assunzioni, ma frenate dal costo del lavoro attuale, il più alto d’Europa.
Dulcis in fundo la riforma fiscale. Se il budget a disposizione lo permetterà, si attende un primo intervento da 2-3 miliardi per ridurre la pressione fiscale e garantire una significativa riduzione delle tasse.
Ma su questo delicatissimo argomento, le tasche degli italiani, i partiti avanzano ricette molto differenti tra loro. Parte del finanziamento di questa ormai leggendaria riforma potrebbe essere recuperato mediante la lotta all’evasione che ha raggiunto la ragguardevole soglia dei 3 punti di Prodotto interno lordo (PIL).
Resta infine da sciogliere il nodo delle cartelle fiscali sospese: farle ripartire o rottamarle, questo è il dilemma.
I partiti annunciano un pressing a tutto campo; vedremo se Draghi riuscirà a dribblare le insidie e portare la maggioranza che lo sostiene a una sintesi che guardi al bene degli italiani e al futuro del Paese.
Pietro Broccanello