Truffe online, un trend in continuo aumento: nel 2020 raddoppiate le denunce
Dal phishing allo smishing, sistemi sempre più evoluti per svuotare i conti online degli utenti. Gli esperti: “Formare per prevenire”.
Ogni sei secondi è la media giornaliera in cui si consuma in Italia una truffa online ai danni di ignari utenti della rete. Un trend in continuo e pericoloso aumento particolarmente diffuso in ambito bancario, basti pensare che solo lo scorso anno si è sfiorato il milione di denunce, raddoppiando il numero di quelle registrate dalla Polizia postale nel corso del 2019.
Sempre più agguerriti e tecnologicamente avanzati, i ladri del web nel corso del tempo sono riusciti ad evolvere le proprie strategie in modo sempre più sofisticato per metterea segno l’unico obiettivo: svuotare il conto corrente del malcapitato di turno. Cadere nella loro rete è paradossalmente oggi sempre più facile grazie ai sistemi messi a punto dai truffatori. Ieri la tecnica più diffusa era il phishing, oggi si è evoluta in smishing, ancora più difficile da evitare così come complicato risalire a chi ha ordito il progetto criminoso.
Sebbene gli istituti di credito continuino in una campagna martellante per informare i clienti sui pericoli delle frodi online e specifichino a più riprese che mai e poi mai chiederebbero codici d’accesso e dati finanziari tramite mail, tuttavia numerosi utenti cadono ancora nella nota trappola del “phishing” – dall’inglese fishing, cioè pescare – consegnando in risposta ad un messaggio che sembra provenire dalla propria banca, per motivazioni di carattere tecnico, le credenziali d’accesso al proprio conto corrente, et voilà, il saldo si azzera.
Oramai però il sistema si è evoluto, e per continuare a far abboccare gli utenti del web i truffatori si sono inventati una nuova tecnica, cosiddetta “smishing”, basata in particolare sull’utilizzo di sms. Il cliente riceve il messaggio che lo avvisa di movimenti sospetti sul conto o di problemi tecnici relativi al servizio di home banking, e gli viene indicato un link sul quale cliccare per poi essere indirizzato su quello che lui pensa sia il sito della banca, ma che in realtà è un clone dell’originale, per inserire tutte le credenziali di accesso: dalla password al codice fiscale. Lo step successivo prevede un contatto via telefono o sempre tramite sms nel quale vengono fornite istruzioni per eliminare l’applicazione del servizio di home banking al quale subentrano i truffatori che possono così prenderne il controllo ed estromettere l’utente dal sistema.
Una truffa ben congegnata alla quale purtroppo ancora molti abboccano e difficile da smascherare se si considera che su migliaia di segnalazioni soltanto 24 persone sono finite in manette nel 2020, a dimostrazione di come vengano utilizzati malware avanzati. Trattandosi di truffe legate ad applicazioni di home banking, le fasce d’età più colpite dal fenomeno rientrano prevalentemente nel range compreso tra i 40 e i 60 anni.
In Italia è possibile avere accesso ad un rimborso parziale del danno subito. Ad occuparsene è l’Arbitro Bancario Finanziario, meglio noto come Abf, che tiene in considerazione il livello di raffinatezza della truffa messa in atto per stabilire l’entità del rimborso, il che significa che tanto più la truffa è stata fatta a regola d’arte, maggiore sarà il rimborso e viceversa. L’obiettivo è sensibilizzare gli utenti ad essere prudenti e maggiormente attenti ai pericoli del web, peraltro punto focale della campagna di formazione digitale che a più voci esperti e legislatori chiedono a gran voce come strumento per prevenire le truffe online.
Micol Mulè