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    Riforma del catasto: Draghi e i numeri che non hanno senso

    Riforma del catasto: Draghi e i numeri che non hanno senso
    Secondo il governo l’obiettivo della riforma del catasto non è quella di far pagare più tasse agli italiani ma di aggiornare la rendite immobiliari e di far emergere gli immobili “fantasma” e quelli abusivi
    La legge delega del fisco promossa dal governo ha generato non pochi malesseri in seno alla maggioranza, principalmente sul versante leghista, soprattutto per la tanto discussa riforma del catasto. Dopo le accuse di Salvini, il quale riteneva che tale legge nascondesse il tentativo di introdurre una patrimoniale, il premier Draghi ha ribattuto smentendo seccamente tale ipotesi.
    In questi giorni dunque, diversi esponenti del governo, sono intervenuti per cercare di illustrare quali siano gli scopi della riforma del catasto che, negli intenti dell’esecutivo, risponde a due necessità: da una parte il bisogno di ricalcolare le rendite catastali degli immobili, considerate obsolete, dall’altra parte aggiornare la mappatura della situazione immobiliare italiana per sistematizzare anche tutti quegli immobili “fantasma” o abusivi.
    La sottosegretaria al ministro dell’Economia, Maria Cecilia Guerra, è intervenuta sulle pagine del Corriere della Sera per ribadire ancora una volta che nessuno vuole aumentare le tasse e che la riforma del catasto non sarà utilizzata a fini fiscali. D’altra parte, nella stessa legge delega c’è scritto che la revisione delle rendite prevede che “le informazioni rilevate […] non siano utilizzate per la determinazione della base imponibile dei tributi la cui applicazione si fonda sulle risultanze catastali” (art. 7, comma 2, lettera D della legge delega). I nuovi criteri di classificazione degli immobili saranno rilasciati dal primo gennaio 2026.
    Sull’argomento ha speso qualche parola anche il direttore dell’Agenzia delle Entrate , Ernesto Maria Ruffini il quale, sentito da Sky Tg24, ha sottolineato come l’iniziativa del governo si qualifichi come “operazione trasparenza” dal momento che è due decenni che gli italiani aspettano una riforma che dovrebbe mettere mano alla selva di 800 norme fiscali, alcune pensate secondo criteri che richiedono un necessario aggiornamento. Lo stesso Draghi è stato abbastanza esplicito in merito quando, in occasione della conferenza stampa dopo il vertice Ue-Balcani occidentali, ha chiesto: “Perché calcolare le tasse sulla base di cifre che non hanno senso? Questi numeri sono stati verificati l’ultima volta venti anni fa per calcolare le rendite catastali e sono moltiplicati per un numero che non ha senso”.

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