Continua a suonare l’allarme per il Regno Unito, ma la crisi dell’economia della carenza tocca tutta l’Europa.
Nel Regno Unito si sta verificando una crisi economica e sulle spalle del presidente Boris Johnson si sta accumulando il peso delle conseguenze dell’economia post Brexit e post covid, ma le complicazioni causate dal covid purtroppo non coinvolgono esclusivamente la Gran Bretagna. In nessuna parte del mondo infatti, i governi hanno avuto una lungimiranza tale da poter permettere di affrontare gli squilibri tra domanda e offerta di energia. Un altro problema a cui le nazioni europee devono far fronte è quello dell’approvvigionamento dei beni di consumo che vengono importati dall’oriente. L’urgenza dovuta alla crisi dell’economia della carenza sta però facendo portare avanti la Gran Bretagna sul piano della transizione ecologica, un esempio degno di nota é l’introduzione de carburante E10. Ma il programma della transizione ecologica si sta attuando in tutto il mondo e insieme a questo anche l’economia della carenza, diretta conseguenza della pandemia, e riguarda anche i beni di consumo e la questione approvvigionamento. Alla luce di tutto ciò, si deve quindi considerare la situazione del Regno Unito come un anticipo di quello che succederà nel resto del mondo.
Già da tempo si sta facendo strada l’idea di programmare un’agenda verde da parte dei governi di tutto il mondo, ma quanto si sta verificando lascia perplessi in quanto si nota appunto una mancanza di previdenza. Sembra infatti che uno dei maggiori fattori legati al problema approvvigionamento sia quello dell’irregolarità della produzione dell’energia rinnovabile.
La commissaria Ue all’energia Kadri Simson si é espressa nel merito dell’economia degli idrocarburi, parlando di resilienza alla volatilità dei prezzi del gas e, astenendosi dall’esternare opinione in merito al confronto tra i piani d’investimento degli stati membri dell’Ue, ha applaudito di fronte al piano di rinnovamento italiano per promuovere l’uso delle fonti di energia rinnovabile.
In quanto all’approvvigionamento però, l’Italia rimane soggetta ai problemi col cibo. In tutto il mondo infatti, i prezzi dei prodotti alimentari sono cresciuti del 32% a causa della riduzione degli scambi commerciali e il tema dell’autosufficienza ritorna anche su questo versante. L’unione Europea per far fronte a tutto ciò ha pubblicato la strategia Farm to Fork verso fine maggio e ora vuole provvedere a introdurre in essa norme finalizzate a ridurre la dipendenza di materie prime, promuovendo le proteine vegetali coltivate in Europa, sfruttando ad esempio i territori appena disboscati.
Resta il problema del deficit produttivo di carne e derivati animali. Secondo il Presidente della Coldiretti (la principale organizzazione degli imprenditori agricoli) Ettore Prandini bisognerebbe prendere in considerazione le proposte del Pnrr: digitalizzazione delle aree rurali, recupero dei terreni abbandonati, riabilitazione delle foreste urbane per mitigare l’inquinamento in città, invasi nelle aree interne per risparmiare l’acqua e produrre energia pulita, chimica verde e bioenergie per contrastare i cambiamenti climatici ed interventi specifici nei settori produttivi. Coldiretti ha lanciato l’allarme e ormai tutti i fattori messi in gioco per far ripartire l’economia sembrano convergere in un unica ipotesi di soluzione: la transizione ecologica.