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    ALPE ADRIA: INNOVARE INFRASTRUTTURE E MOBILITA’: PROPOSTE CONCRETE

    ALPE ADRIA: INNOVARE INFRASTRUTTURE E MOBILITA’: PROPOSTE CONCRETE

    di Mario Rossi

    Nova Gorica e Gorizia saranno Capitale Europea della Cultura 2025.   Capitale Europea della Cultura è un titolo onorifico conferito ogni anno a due città appartenenti a due diversi Stati membri dell’Unione Europea. L’obiettivo dell’iniziativa è tutelare la ricchezza e la diversità della cultura europea, valorizzare le caratteristiche comuni ai popoli, sviluppare un sistema che possa generare un importante indotto economico.  Per sviluppare la migliore collaborazione possibile nell’area Alpe Adria credo sia necessario riprendere lo spirito di collaborazione avviato nel 1965 da due sindaci coraggiosi e lungimiranti, quali furono Michele Martina (sindaco di Gorizia) e Josko Strukely (sindaco di Nova Gorica) e quindi elaborare proposte concrete, alcune delle quali presento sommariamente in questo scritto affinché siano esaminate e possibilmente attuate.

    INFRASTRUTTURE
    Osservando le infrastrutture della regione Friuli Venezia Giulia e dei territori ad essa confinanti, s’impone in modo inderogabile l’urgenza che cittadini,  enti locali e imprenditori si sforzino di superare quelle divisioni che impediscono al Nord-Est italiano di sviluppare la propria elevata potenzialità.  I territori Alpe-Adria hanno bisogno di un nuovo modello di sviluppo per realizzare quelle reti operose che le novità tecnologiche non consentono di rimandare. Vanno superate annose e infruttuose polemiche; non è accettabile  che gli obiettivi Alpe-Adria siano caduti sostanzialmente nel nulla e che l’ideologia e i localismi continuino a prevalere sul buon senso e sull’ammodernamento di cui il paese ha bisogno.
    L’area attestata su Ronchi dei Legionari è importante perché corridoio naturale con l’Austria ed è vicina al porto di Trieste e al Porto di San Giorgio in Nogaro; in più essa si interseca con tutti i collegamenti intermodali del Nord-Est.
    Obiettivo: ampliare in essa lo spazio per sviluppare nuove strutture logistiche.
    Il
    Porto di Trieste soffre terribilmente la carenza di collegamenti terrestri, sopratutto ferroviari, che in una logica europea troverebbe soluzione nella sinergia infrastrutturale e portuale con Capodistria. sappiamo che  a Trieste questa prospettiva non è gradita, ma non c’è altra strada. La differenza di costo del lavoro e la profondità del pescaggio del porto istriano fanno la differenza.
    Obiettivo: Le regioni del Nord Est devono unirsi e trattare con Capodistria, va coinvolto il governo nazionale e l’Unione Europea. Serve un’intesa sui costi della logistica fra Trieste e Capodistria, che attualmente penalizzano il porto italiano. Le barricate non servono, bisogna trattare. E’ insensato che ’alta capacità miri al traforo del Carso quando potrebbe esseredisponibile un collegamento breve con la nuova linea ferroviaria che collegherà Capodistria a Lubiana… basterebbe un collegamento di 6 (sei) km ma c’è chi non vuole accordarsi con gli sloveni.
    Obiettivo: insistere sul collegamento di 6 km citato e giungere ad una trattativa con gli sloveni.
    Preoccupa la prospettiva di allargare il
    casello del Lisert, ultimo dell’autostrada, intervenendo pesantemente sul Carso, mentre (come proposto trentanni fa) potrebbe essere realizzato tale ultimo casello a Visco, a 5 km da Palmanova, prima del ponte sull’Isonzo (rifatto già due volte, sarebbe le terza, per la quanto inutile terza corsia fino a Villesse), liberalizzando la tratta autostradale tra Gorizia e Monfalcone.
    Obiettivo: Rispettando la sicurezza dei viaggiatori e dei mezzi in transito, dare risposta concreta alle società di trasporto  che invocano uno studio finalizzato ad agevolare il sorpasso dei camion  con carico incompleto rispetto al pieno e il trasporto via gomma nel suo insieme. I trasportatori italiani sono oberati da leggi e burocrazie che altri paesi non hanno e che stanno mettendo i nostri trasportatori fuori mercato.
    Trieste si oppone ancora all’idea che passare da Gorizia accorcia di 20 km la percorrenza tra
    Lubiana e Venezia con tutte le conseguenze sul ruolo delle stazioni confinarie.  Rilevante la questione ferroviaria in particolare per il ruolo della cosiddetta ferrovia Transalpina, che collegherebbe finalmente Vienna a Trieste passando da Gorizia.
    Obiettivo: organizzare incontri di studio finalizzati a superare i problemi burocratici che limitano questo progetto.
    A Gorizia rilanciare l’
    Aeroporto Duca D’Aostaper il traffico da diporto e studio delle problematiche che l’uso dei droni comportano (sarebbe una novità in questo campo).
    Limitrofa all’Aeroporto il sistema
    Autoporto-Stazione Confinaria (adiacente al quasi analogo sistema in territorio sloveno) mai messa in sinergia con Porto di Monfalcone e Scalo di Cervignano che sono vicinissimi.

    CONTENITORI VUOTI

    Inventariando i contenitori goriziani delineare idonee soluzioni per il riuso attivo di essi. Riporto sommariamente un elenco di beni in disuso che furono il fiore all’occhiello di Gorizia , oggi in forte declino demografico (34.742 abitanti).
    – Caserme e siti già militari;
    – prestigiosi complessi di Enti Religiosi in svendita;
    – complessi sportivi e fieristici che costituiscono un costo insopportabile oltre
    che sottoutilizzati o chiusi da anni;
    – ex Ospedale (Sanatorio, Civile e in gran parte anche ex Psichiatrico, noto per
    l’apporto dato ad esso dallo psichiatra Franco Basaglia) siti da decenni chiusi
    e abbandonati e senza destino…a trecento metri dall’Ospedale di Nova
    Gorica-Sempeter;
    – edifici e palazzi di gran pregio ristrutturati e abbandonati con i loro parchi
    (Villa Ritter;   Regione FVG e Auditorium Conference Center da 250 posti
    limitrofo all’Università di Trieste inutilizzato dalla sua costruzione, con l’intero
    parco totalmente abbandonato alle sterpaglie; ex Collegio Filzi abbandonato
    nel mezzo del Villaggio Campagnuzza).
    Obiettivi:
    A) politiche abitative, sociali  e fiscali agevolate per dare futuro alle famiglie, utili anche a superare il grave problema della denatalità (es. borgo salute: nuova concezione residenziale per persone anziane autosufficienti o da assistere).
    b) ricerche di mercato e di fattibilità nei segmenti culturali, sociali, sportivi, alimentari,  finalizzati al recupero, ristrutturazione e rilancio di immobili dismessi (es. offrire risposte concrete alle richieste della catena del freddo internazionale e per la conservazione di medicinali  a temperatura controllata; il CONI  invoca la realizzazione di altri velodromi oltre ai due esistenti in Italia; servono aree vaste per il deposito delle autovetture nuove e da rottamare.

    MOBILITA’ E INNOVAZIONE TECNOLOGICA

    E’ importante che da Gorizia  sorga l’idea di un centro di coordinamento internazionale inerente alla mobilità d’intesa  con Austria, Slovenia e Croazia. Le polemiche fra territori non hanno più senso se si pensa che fra poco tutti i veicoli dovranno essere sempre più connessi e dotati di sensori.
    Presto avremo le reti 5G (velocità e quantità di trasmissioni dati con abbattimento dei costi di giacenza). Per la circolazione via terra esiste già in Italia un parco elettrico circolante di 8200 veicoli, con un tasso di crescita del 27% rispetto all’anno precedente. Per la circolazione elettrica delle automobili in Italia sono stati realizzati 16.000 punti di ricarica (solo il 5% extra urbano), con grande differenza fra Nord e Sud Italia.
    Il Friuli Venezia Giulia quanti ne ha attivati? E’ consapevole che gli stranieri che si muovono da paesi tecnologicamente più evoluti dirotteranno i loro interessi altrove se il nostro territorio non disporrà di impianti a ricarica elettrica avanzata?
    Sistema finanziario: l’evoluzione tecnologica impone al sistema finanziario di procedere a sostenerla. C’è il problema di come  e quanto finanziare le risorse materiali necessarie all’esigenza dello sviluppo tecnologico in corso.
    Nelle Infrastrutture già emerge l’esigenza che il veicolo diagnostichi lo stato dell’infrastruttura e viceversa. L’infrastruttura dovrà essere disegnata affinché comandi lo stato di fermo o di movimento dell’autoveicolo medesimo (es. il semaforo manda in frenatura il veicolo). Sarà indispensabile una manutenzione predittiva, dotata di sensori, con approccio affidabile, efficace ed economico.
    Come ci stiamo preparando a questa evoluzione?
    Nel mondo esistono 136 città ubicate in 25 paesi che hanno avviato un progetto di veicoli con pilota automatico. Alcuni esperimenti non hanno dato l’esito sperato, ma di certo entro il 2035 si calcola che circoleranno 12 milioni di veicoli completamente autonomi (business in evoluzione).
    Tra le aziende rimaste attive nella corsa all’auto a guida autonoma si possono  annoverare anche Waymo (Google Alphabet), Tesla, Volkswagen  con un annuncio recente riguardo la sperimentazione del livello 4, il colosso cinese Baidu con la sua divisione Apollo, Cruise, Aurora e Zoox di Amazon. Sicuramente l’asse più infuocato è la sfida a distanza tra la Tesla e il suo Autopilot e la Waymo di Google.
    Il Nord Est deve mantenersi legato a filo doppio alla Germania.
    Gli scienziati che operano nel settore tecnologico stanno cercando di elaborare una sorta di mappa delle reti connesse, auspicando che il territorio di ogni Paese si adegui ad una esigenza tecnologica globale.
    Mai come oggi è necessario che l’uomo capisca di governare bene il fenomeno tecnologico; la politica dovrebbe rimettere al centro il bene comune e svolgere il proprio ruolo di mediazione fra gli interessi privati e quelli della collettività.
    Trend dei traffici: nel 2019 sono stati immatricolati nel mondo 2,3 milioni di veicoli di auto leggere (9% in più rispetto al 2018). In Europa si passa dall’ibrido all’elettrico. L’Italia è al 3%, ma con grave difformità fra regioni (nel mezzogiorno mancano infrastrutture e impianti).  
    Auto a idrogeno e terre rare: nel 2019 solo poche unità ad idrogeno (n. 508). Considerato che l’idrogeno è al momento utile per muovere veicoli pesanti, esso avrà buone possibilità di sviluppo sulla rotaia, merci, fluviale e marittimo. Le infrastrutture citate ne avranno bisogno.
    l problema è realizzare nuove batterie. S’impone la ricerca e l’accaparramento di nuovi materiali (“terre rare”), divenuti preziosissimi poiché indispensabili allo sviluppo delle tecnologie più avanzate e sofisticate. In questo la Cina è al primo posto a livello mondiale e se il Pireo è ormai in mano ai cinesi, Trieste quanto resisterà, se il suo porto non  potrà competere con Rotterdam e altri porti tecnologici più avanzati?
    Infrastrutture sensorizzate:
    – Venezia-Milano (alta velocità).
    – Il treno a composizione variabile (è un modello su cui lavorare)
    – Autostrada elettronica (mappature programmate) (modello su cui lavorare)
    – Mobilità condivisa (veicoli autonomi) (modello su cui lavorare)
    – limiti di velocità (regolati da GPS e mappe elettroniche).
    – La velocità è rischiosa: le infrastrutture devono imporre limiti.
    La velocità dello sviluppo tecnologico in tanti paesi (come il nostro) trova ostacolo o cozza contro la lentezza nella produzione di normative sagge e previdenti. Chi governa il territorio deve conoscere queste dinamiche innovative e governarle.

    PROPOSTA FINALE
    Fra le iniziative utili a celebrare la nuova capitale della cultura 2025, considerato quanto accadrà a seguito dello sviluppo della scienza e della tecnica, constatato il bisogno di coinvolgere e possibilmente radicare nel territorio giovani professionisti, propongo quanto segue:
    – reperire idonee risorse europee per selezionare con bando pubblico internazionale
    40 professionisti affermati di età inferiore a 37 anni (provenienti pro quota dal
    Triveneto, Slovenia, Croazia, Austria, Germania). Proporre loro 4 week- end di
    studio finalizzati così organizzati:
    – primo incontro: conoscere fatti e luoghi che  hanno portato a trasformare i confini
     imposti dalle guerre nella frontiera operosa e amicale più aperta d’Europa;
    – secondo incontro: libera discussione fra i medesimi professionisti del primo
    incontro.
    – terzo incontro: gruppi di lavoro sui temi seguenti: ricerca, informatica, marketing,
    ambiente, logistica integrata, beni culturali, finanza, agricoltura, industria,
    terzio settore, formazione, welfare e sanità);
    – quarto incontro: ogni gruppo di lavoro  presenta elaborati  che dimostrino come sia possibile
    rilanciare in concreto lo sviluppo dei territori Alpe Adria.

     

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