Pensioni, Draghi non molla sul contributivo: “Non si torna indietro”
Il premier tira dritto sulla riforma delle pensioni puntando su un passaggio graduale dopo Quota 100. Sindacati in rivolta minacciano lo sciopero
Scontro su più fronti sul tema pensioni. L’incontro dell’altro ieri tra governo e sindacati è andato male dal momento che non è stata trovata un’intesa e il premier Draghi, dopo due ore di confronto, ha lasciato la riunione per un impegno precedentemente fissato. Una mossa che ha offeso i leader dei sindacati che sono rimasti a dialogare con i ministri Brunetta, Orlando e Franco senza giungere a una soluzione condivisa. Il punto di divisione è rappresentato da due diversi approcci, con le sigle sindacali che richiedono una riforma complessiva del sistema pensionistico e Draghi che invece vuole una “transizione graduale verso la normalità” e gli osservatori spiegano come ciò significhi avviarsi verso la legge Fornero.
Da una parte l’esecutivo valuta la proroga di un anno di Opzione donna che permetterebbe alle lavoratrici di uscire dal mercato del lavoro e andare in pensione a 58 anni con 35 anni di contributi e un assegno contributivo. Sul tavolo anche il prolungamento di un anno dell’Ape sociale ma con estensione a quelle categorie di lavoratori occupati in attività ‘gravose’. Su questi temi il dialogo tra le parti sociali e Palazzo Chigi sembra essere stato positivo, tuttavia i toni si sono accesi quando Draghi ha sottolineato come “il sistema previdenziale retributivo ha creato delle vulnerabilità che tutti anche all’estero ci rimproverano”, motivo per cui ora bisogna andare avanti verso una logica contributiva.
Una posizione che ha portato allo scontro diretto con i sindacati. Il segretario generale della Cisl, Luigi Sbarra, ha affermato che se c’è la volontà politica bastano poche ore per giungere a soluzioni condivise: “Se il governo recupera il senso delle nostre proposte e priorità bene– ha sottolineato Sbarra ad Agorà su Rai Tre – altrimenti al sindacato non resta che sostenere le ragioni delle proprie rivendicazioni attraverso le mobilitazioni”. Ecco allora che si paventa la possibilità di uno sciopero. Un’idea condivisa da tutte le sigle sindacali con il leader della Uil, Bombardieri, il quale, intervenendo a Radio anch’io, ha ribadito che “lo sciopero lo facciamo se lo proclamiamo, dobbiamo capire cosa si decide in Cdm”, spiegando che l’incontro con Draghi, in cui si è discusso della legge di bilancio, “è andato male perché non ci sono vedute identiche sullo sviluppo del nostro Paese”. Nel frattempo il ministero dell’Economia continua a trattare con la Lega che chiede una transizione indolore una volta terminata Quota 100. Salvini è tornato alla carica con quota 41 che prevede un’età minima di 62 anni e 41 di contributi, ma il Mef insiste sulla necessità di un meccanismo graduale che parta dall’ipotesi di Quota 102 e Quota 104.