Spread Btp/Bund: prima il balzo, poi la contrazione. La paura per la fine del Pepp
A inizio settimana lo spread tra i Btp e i Bund ha conosciuto un balzo repentino, chiudendo lunedì sopra quota 130 punti base per poi ritracciare nella giornata di ieri. Quanto è solida la fiducia nell’Italia ora che Lagarde ha ricordato che tra cinque mesi finirà il Pepp?
Il mese di novembre è cominciato positivamente sui mercati, con Piazza Affari che ha chiuso il giorno di Ognissanti in rialzo del 1,23%. Tuttavia lo spread tra Btp e Bund è stato fonte di preoccupazioni avendo chiuso la giornata di lunedì in rialzo a 133 punti base, toccando un massimo intraday di 135 punti, ai massimi da novembre 2020. Nella giornata di ieri il differenziale è tornato sotto quota 130 punti ma la crescita della giornata precedente ha fatto trattenere il fiato agli investitori.
La causa principale di questa risalita è da individuare nelle parole pronunciate dalla numero uno della BCE, Christine Lagarde, la quale settimana scorsa ha stimato che il programma di acquisti pandemici Pepp terminerà alla fine di marzo, lasciando una nuvola di incertezza su cosa farà l’istituto dopo. A questo va aggiunto l’aumento dell’inflazione: per quanto Lagarde continui a ribadire che sarà temporaneo, il mercato sembra pensarla diversamente a tal punto che crescono le preoccupazioni degli investitori che la Banca centrale europea possa iniziare ad alzare i tassi di interesse già nel 2022. Al di fuori dell’eurozona, infatti, altre banche centrali sembrano avviarsi verso una riduzione degli stimoli e i mercati sono in attesa della decisione di oggi della Federal Reserve sull’avvio del temuto tapering.
La contrazione dello spread nella giornata di martedì ha portato gli analisti a considerare il precedente allargamento come troppo netto e troppo rapido. Il quadro è complesso ma abbastanza positivo per l’Italia. Il nostro Paese infatti continua a fare i conti con uno dei debiti pubblici più alti del mondo ma proprio recentemente il premier Draghi ha detto che questo problema si risolve con una sola parola: “crescita”. Su questo versante l’Italia sembra avviata nella giusta direzione, dal momento che lo stesso Draghi ha stimato una crescita del Pil per il 2021 potenzialmente superiore al 6%. A confermare la fiducia nelle capacità di ripresa del BelPaese sono arrivate anche le promozioni di S&P Global Ratings che recentemente ha migliorato l’outlook sul rating “BBB” a positivo (da stabile) e di Dbrs che ha conferamto il rating BBB (high) alzando il trend a stabile da negativo.