Bonus edilizi: la manovra al vaglio degli umori politici
Le misure che agevolano gli interventi in edilizia, da tempo propagandati e in qualche caso già in attuazione, hanno il sapore agrodolce di una opzione recepita molto favorevolmente da operatori e da cittadini, ma, vuoi per la complessità burocratica, vuoi per l’incertezza di ottenere davvero il risultato finale, sono vissute con grande incertezza, col rischio di diventare l’ennesima bolla di sapone.
Il tema riguarda il superbonus 110% e altre agevolazioni per ristrutturazione edilizia per le quali ad oggi il vero vantaggio è rappresentato dalla possibilità di effettuare interventi da parte dei cittadini senza sborsare un solo euro, grazie allo sconto in fattura e alla cessione del credito.
Ma chi si è cimentato, senza poter anticipare i costi di tasca propria, fatica a trovare una strada praticabile e soprattutto sicura.
Nella manovra si trova scritta la proroga per il bonus energetico 110, ma con nuove limitazioni, come ad esempio il tetto del reddito fissato a 25.000 euro per i possessori di villette.
I tavoli tecnici attivati per delineare in via definitiva le misure e gli incentivi a cui è possibile accedere, stanno dando corso a un gran lavorio per approntare il testo definitivo da portare all’attenzione del Senato, ma ancora non sappiamo cosa effettivamente verrà prodotto.
Nel frattempo le forze politiche si prodigano per difendere questa o quell’altra proposta aumentando la confusione intorno a un tema che ha già evidenziato il favore degli elettori, cioè dei cittadini.
Settimana prossima arriveremo al dunque, sperando che i segnali di una volontà di ripartenza manifestata da Draghi possano portare novità positive.
La prima riguarda i bonus edilizi, per i quali si spera vengano confermati lo sconto in fattura e la cedibilità del credito anche negli interventi che non rientrano nel super-sconto del 110%.
Le diverse ipotesi emerse in questi giorni, con ipotesi di stabilizzazione triennale dei bonus al 50 e al 65% e la proroga annuale del bonus facciate in formato ridotto dal 90 al 60%, hanno già scatenato un polverone nelle aule romane e il disappunto degli addetti ai lavori, in primis il mondo dell’edilizia.
Qualora los conto in fattura e la cessione del credito venissero eliminate o ridotte nelle percentuali, si avrebbe l’effetto negativo di escludere tutti coloro che non hanno liquidità sufficiente per finanziare i lavori e nemmeno la possibilità di scontarli negli anni sulle tasse. Stiamo parlando della platea maggioritaria nel Paese rappresentata dai proprietari della casa di abitazione, normalmente acquistata con lunghi e onerosi mutui, veri investimenti di una vita.
Se lo sconto rimanesse solo per il superbonus 110 verrebbe meno il vantaggio di avviare interventi legati a ristrutturazione e adeguamenti antisismici, non poca cosa, vista la morfologia dell’Italia.
I costruttori e i proprietari aderenti a Confedilizia hanno parlato di «vera e propria decimazione del sistema di incentivi». A tal proposito il Mef per smorzare le critiche ha provveduto a predisporre un nuovo documento che possa far sopravvivere le attuali misure fino al 2024, ma con tutta l’incertezza legata al reperimento delle risorse necessarie e, di conseguenza, aprendo altri scenari di tagli su altre misure. La coperta, come si sa, è sempre corta.
L’obiettivo del nuovo testo è prorogare il sistema introdotto per il biennio 2020-21 dal decreto Rilancio dell’anno scorso che prevedeva lo sconto in fattura e la cedibilità del credito per sei filoni di intervento: recupero del patrimonio edilizio, interventi di efficienza energetica, misure antisismiche, recupero o restauro delle facciate, installazione di impianti fotovoltaici o di colonnine per la ricarica di veicoli elettrici.
L’introduzione di un limite di natura reddituale per accedere al superbonus è un altro paletto osteggiato da buona parte della maggioranza di Governo che verosimilmente obbligherà la Ragioneria dello Stato a rivedere i vari capitoli e far tornare i saldi. Riusciranno nel miracolo?
La partita sul tema edilizio costringerà nelle prossime settimane a ulteriori confronti su tante altre materie, da Opzione donna al cashback, dal reddito di cittadinanza alle pensioni.
Ogni componente politica spinge per salvaguardare le misure che si è intestato, evidenziando i limiti delle proposte altrui, come dimostra la polemica di queste ore sugli abusi per l’accesso all’assegno di cittadinanza.
In questo scenario particolarmente fluido, regna l’incertezza; il fatto che la manovra stia già modificandosi prima ancora del dibattito parlamentare la dice lunga sui problemi che gli addetti ai conti pubblici dovranno riuscire a risolvere, avendo ormai capito che la politica non è più il luogo della sintesi e sempre più il teatro degli scontri e delle fazioni.
Draghi non si tocca, ma di intoccabile sembra non esserci più niente, mentre il Paese chiede di dare seguito alla stagione delle riforme. O almeno a mantenere le iniziative di buon senso.
Pietro broccanello