Al via la V edizione del Best Managed Companies Award di Deloitte Private
Si aprono oggi le iscrizioni per la V edizione del “Best ManagedCompanies Award” (BMC), organizzato da Deloitte Private per premiare le eccellenze italiane d’impresa che si distinguono per capacità organizzativa, strategica e di performance, attraverso un percorso che punta a valorizzare i punti di forza imprenditoriali. Ne abbiamo parlato con Andrea Restelli, partner Deloitte e responsabile Italia del premio BMC.
Il premio nasce nel 1993 in Canada, oggi coinvolge oltre 40 Paesi in tutto il mondo, e 5 anni fa approda anche in Italia. Qual è lo scopo di questa iniziativa e a chi si rivolge?
Il BMC Award è dedicato ad analizzare e a valorizzare le realtà imprenditoriali eccellenti a livello italiano, così come accade in tutti gli altri Paesi che vi aderiscono, cercando di premiare non soltanto l’imprenditore o il management, piuttosto che i risultati economico finanziari, ma puntando a valutare l’azienda a 360 gradi. Si rivolge a società di proprietà italiana o detenute da fondi,che possono anche essere quotate sui mercati AIM e MTA, purché di matrice familiare o con un flottante inferiore al 50%. Esclude quindi tutte le società controllate da multinazionali straniere e quelle del settore pubblico e finanziario.
Sulla base di quali criteri vengono valutate le imprese che ambiscono ad ottenere il riconoscimento BMC? Già nella scorsa edizione si era guardato ai nuovi paradigmi al centro del piano di rilancio Next Generation EU, avranno un peso specifico anche in quest’edizione?
Nell’ottica di voler valutare un’azienda a tutto tondo abbiamo messo a punto un sistema che ci consenta di avere numerosielementi di valutazione che spaziano dalla strategia all’innovazione, alle competenze, all’organizzazione e gestione delle persone, alla governance e al modo di misurare i risultati. Inoltre, solo a livello italiano, abbiamo ritenuto opportuno analizzare anche l’impegno delle aziende in termini di responsabilità sociale, un tema non ancora molto seguito cinque anni fa, quando abbiamo lanciato il progetto BMC in Italia, e ora di grande interesse per tutte le aziende, e l’internazionalizzazione perché crediamo che la maggior parte delle aziende di successo abbiano questa vocazione. Quest’anno abbiamo inserito delle domande specifiche per verificare come si stanno muovendo le aziende, sia nell’ottica delle linee di sviluppo indicate dal piano Next Generation Eu, che in un’ottica di filiera, quindi di responsabilità e di collaborazione in tutto il processo produttivo o distributivo. Queste modifiche introdotte nel tempo indicano come anche il processo di valutazione sia dinamico e consideri i cambiamenti del sistema finanziario e produttivo, nonché gli effetti derivanti dall’emergenza Covid, cercando di valutare come le aziende hanno gestito la situazione.
Oggi si aprono le candidature della V edizione, da che il BMC è approdato in Italia c’è stato un crescendo del consenso e delle adesioni da parte delle imprese. Qual è la chiave del successo di questa iniziativa?
Credo che risieda principalmente nella possibilità di confrontarsi e di autovalutarsi. Uno degli aspetti innovativi del BMC Award sta nel fatto che ciascuna azienda candidata deve effettuare, come primo step, un’autovalutazione indicando quelli che ritiene essere gli elementi di eccellenza all’interno dei parametri di valutazione. Questo modello spinge perciò ad un’analisi approfondita, a verificare come l’azienda gestisce gli aspetti oggetto di valutazione e quindi a riconoscere dove deve lavorare maggiormente per raggiungere livelli di eccellenza o anche solo per migliorarsi. In Italia, abbiamo notato in particolare che l’aspetto legato alla gestione, alla motivazione, all’attrazione dei talenti e delle persone sia qualcosa sulla quale molte delle aziende devono fare di più, in un percorso più strutturato e formalizzato. L’altro elemento di successo è poi quello legato ai benefici del premio.
Veniamo dunque ai vantaggi per un’impresa che si candida alBMC, non si tratta solo di un premio ma anche di un programma di crescita e miglioramento. Cosa può dirci in proposito?
Tra i vantaggi c’è innanzitutto la visibilità nel momento in cui le società vengono premiate e la possibilità per tutte le aziende che partecipano al BMC Award – quindi anche quelle che non ottengono il riconoscimento – di avere una valutazione, elaborata anche da soggetti esterni – i coach Deloitte -, che fornisce i punti di forza e di miglioramento sui quali l’azienda può lavorare. Stiamo inoltre sviluppando una community internazionale delle società BMC: le aziende entrano in una comunità che era di circa 20 Paesi fino a due anni fa e che oggi è più che raddoppiata. Questo significa avere l’opportunità di partecipare a webinar e confrontarsi con l’esperienza diretta di aziende internazionali sui temi trend di questo momento storico. Da non trascurare è poi l’aspetto legato al senso di appartenenza, perché il premio è dato a tutta la società, un altro elemento che differenzia il BMC Award rispetto a tanti premi che esistono ma che valorizzano solo alcuni elementi dell’azienda. Inoltre, le aziende che hanno ottenuto il riconoscimento hanno la possibilità di mantenerlo nel tempo: oggi 11 delle 29 premiate nella prima edizione sono ancora BMC. Questa modalità di mantenimento dello status di BMC comporta naturalmente un aumento progressivo del numero delle società premiate, ma al tempo stesso costituisce uno stimolo a mantenere sempre alto il livello di attenzione, di crescita e di qualità.
Dal suo osservatorio, ci può fare un’analisi del quadro imprenditoriale che emerge dal BMC Award?
Geograficamente circa il 70% delle aziende è collocato nel nord dell’Italia. Al tempo stesso abbiamo 18 regioni su 20 rappresentate da almeno un’azienda, questo significa che in tutte le regioni esistono esempi di eccellenza che possono fare da traino e da stimolo per tutta la comunità attraendo altri candidati e rappresentando un esempio per altre realtà. Relativamente ai settori, una parte significativa è legata al consumer business e alla parte manifatturiera produttiva, ma abbiamo anche diverse società che operano nei servizi e nel terziario. Anche dal punto di vista delle dimensioni abbiamo un’ampia varietà, con aziende al di sopra dei 500 milioni di euro di fatturato, alcune quotate anche nei mercati principali, ma abbiamo anche un numero importante di PMI. Per questa ragione abbiamo reso il modello di valutazione flessibile in funzione della grandezza, delle caratteristiche e del settore della società. Posso dire che si tratta di aziende che hanno innovato, con una fortissima capacità di trovare nuovi mercati, nuove idee e nuove soluzioni nel periodo Covid, che hanno mantenuto una forte attenzione alla catena di produzione, mantenendo gli impegni, pagando i fornitori e in alcuni casi sostenendoli. Un altro elemento che abbiamo notato in questi ultimi due anni è stato l’aumento dell’attenzione alla comunicazione verso le persone, un aspetto positivo in un momento come questo, perché comunicare e far sentire le persone parte dell’azienda contribuisce al consolidamento della squadra e quindi al miglioramento di tutta la società.
Micol Mulè