Italia più green con le centrali eoliche
Novità in vista sul piano della produzione di energia pulita. Il nostro Paese, come noto, è una penisola per tre quarti lambita dai mari e per questo predisposta all’installazione di impianti energetici basati sulla forza del vento.
Sono ben 39 i progetti di realizzazione di centrali eoliche da installare davanti alle spiagge dell’Adriatico e sulle isole.
Anche al recente raduno mondiale Cop26 sul clima si è puntata l’attenzione sul ritardo relativo agli impianti eolici in Italia.
Se venissero realizzati tutti il nostro Paese produrrebbe circa 17mila megawatt, non poca cosa.
Terna ha già analizzato i 39 progetti che si differenziano tra impianti offshore, su piattaforme galleggianti, e quelli sottocosta, piantati su un solido pilone dove la profondità del mare lo consente.
Eni è già in prima fila per l’eventuale realizzazione e gestione di almeno il 20% del parco totale che si spera venga realizzato per intero.
Nei mari europei sono già presenti impianti che produconocomplessivamente 12mila megawatt, con gli obiettivi di arrivare a60mila megawatt nel 2030 e 300mila nel 2050, con investimenti stimati pari a 800 miliardi di euro.
L’Italia attualmente ha predisposto un Piano nazionale integrato energia e clima, che dovrà essere aggiornato, in cui si prevedonoappena 900 megawatt nel 2030, quasi un ventesimo rispetto aiprogetti in lista d’attesa.
I progetti prevedono installazioni soprattutto nel basso Adriatico in faccia alla Puglia (dal Gargano a Santa Maria di Leuca si leggono 12 progetti), nello Ionio, nel Canale di Sicilia e attorno alla Sardegna; qualche altro progetto è previsto in Toscana e inRomagna
Circa due mesi fa il ministero per la Transizione energetica ha avviato un gruppo di lavoro per lo studio dei progetti avanzati dai diversi operatori a seguito di un avviso pubblico per la manifestazione d’interesse in merito all’eolico.
Come è facile comprendere, a seconda che si tratti di impianti galleggianti o con installazione su pilone, le tecnologie differiscono enormemente, così come i costi relativi alla realizzazione e all’impatto ambientale.
Un ostacolo non secondario è costituito dai già presenti comitati “Nimby”: va bene l’eolico, ma non vicino a casa mia (letteralmente Nimby significa “not in my backyard”, non nel mio giardino).
La Tav del resto insegna.
Non vi è dubbio che la presenza di impianti a pale generino un impatto ambientale, soprattutto visivo importante, ma basta girare in altri paesi e alla fine in certe località sono anche una sorta di attrazione, con un discreto fascino.
Certamente di fronte alla crisi energetica e al costo del carburante alle stelle pensare di rimanere un’oasi felice è insostenibile; dopo la scelta scellerata di non realizzare centrali nucleari per motivi di sicurezza (ma nessuno dice che le centrali francesi a ridosso delle Alpi rappresentano comunque una minaccia per l’Italia qualora dovesse accadere un incidente) ora non dobbiamo farci scappare quest’altra opportunità, cercando di accettare qualche piccolo sacrificio per ottenere un beneficio ad uso di tutta la comunità italiana.
Volontà politica e senso di responsabilità saranno indispensabili per togliere l’Italia dalla solita arretratezza dovuta ai tanti orticelli locali. In fondo, siamo il paese dei comuni e dei campanili.
Pietro Broccanello