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    Summit Biden-Xi: prove di disgelo, ma rimangono tensioni

    Summit Biden-Xi: prove di disgelo, ma rimangono tensioni
    Il meeting bilaterale tra il presidente americano e quello cinese ha permesso ai due leader di affrontare un gran numero di argomenti, nel tentativo di aprire una via comunicazione più efficace. Ma rimangono diverse tensioni, soprattutto su Taiwan.
    A inizio settimana si è tenuto il vertice virtuale tra Joe Biden e Xi Jinping. Un incontro particolarmente atteso che aveva l’obiettivo di raffreddare le tensioni tra le due superpotenze e trovare un modo di dialogare su un ampio ventaglio di argomenti. Biden aveva già incontrato in precedenza il leader cinese, quando era il vice di Obama e prima che Xi Jinping diventasse uno dei leader più potenti al mondo. Il summit si è aperto con un’inattesa frase da parte del presidente cinese che ha salutato la controparte apostrofandolo con “vecchio amico”, un modo cordiale per sottolineare l’esistenza di una precedente conoscenza ma allo stesso tempo un tentativo di mettere in difficoltà Biden, che già a luglio aveva dovuto giustificarsi di fronte alla stampa affermando di non essere amico di Xi Jinping.
    L’incontro è durato più di tre ore durante le quali sono stati trattati diversi temi. Sul fronte economico, Biden ha invitato la Cina ad adempiere ai propri impegni nell’ambito di un accordo commerciale firmato all’inizio dello scorso anno ma allo stesso tempo ha sottolineato la necessità di proteggere i lavoratori e le industrie americane da ciò che la Casa Bianca ha definito “pratiche economiche e commerciali sleali” da parte cinese. Secondo quanto riferito dall’agenzia di stampa Xinhua, Xi invece ha messo in guardia contro la politicizzazione delle questioni commerciali bilaterali, affermando che gli Stati Uniti dovrebbero smettere di ‘sopprimere’ le aziende cinesi attraverso la scusa della sicurezza nazionale.
    I due leader hanno discusso anche di Afghanistan, Iran, Corea del Nord, cambiamenti climatici, diritti umani nello Xinjiang, in Tibet e a Hong Kong, ma le tensioni maggiori sembrano essersi focalizzate sulla questione Taiwan. È noto come Pechino punti alla riunificazione dell’isola da 24 milioni di abitanti, secondo la politica di “una sola Cina” e di come l’intero partito comunista cinese non ammetta interferenze sul tema. Biden tuttavia ha sottolineato come gli Stati Uniti “si oppongono fermamente agli sforzi unilaterali per cambiare lo status quo o minare la pace e la stabilità attraverso lo stretto di Taiwan”, lanciando un segnale a Pechino che non dovrebbe seguire i piani per prendere il controllo dell’isola con la forza. D’altro canto l’emittente statale China Central Television ha affermato che Biden ha offerto rassicurazioni sul fatto che gli Stati Uniti non sosterranno l’indipendenza di Taiwan e che non cercheranno di cambiare il sistema di governo cinese.
    Insomma, sebbene le tre ore di summit non abbiano prodotti grandi risultati, l’incontro rimane una prova concreta di disgelo oltre che un’occasione per studiarsi a vicenda. Biden ha affermato che “come leader di Stati Uniti e Cina abbiamo la responsabilità di assicurare che la competizione non sfoci in conflitto, intenzionale o meno”, motivo per cui è essenziale individuare delle “linee guida di buon senso per essere chiari dove non siamo d’accordo e collaborare invece dove i nostri interessi coincidono”. Xi Jinping ha ribattuto evidenziando come “promuovere lo sviluppo di Usa e Cina e mantenere un ambiente internazionale pacifico, rispondere alle sfide globali, inclusi i cambiamenti climatici e la pandemia di covid19, richieda una relazione sana e stabile”. Per il leader comunista, “Cina e Stati Uniti dovrebbero rispettarsi a vicenda, coesistere in pace e ottenere una cooperazione vantaggiosa per tutti”.

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