Dl green pass: via libera definitivo alla Camera
Passa il voto di fiducia alla Camera sul Dl green pass. Confermata modifica su consegna certificazione al datore di lavoro.
Il Dl green pass, dopo che il governo ha posto la fiducia, è passato alla Camera con 453 sì e 42 no (zero gli astenuti). Un provvedimento che ha generato parecchie polemiche (che sono sfociate anche in proteste di piazza) soprattutto in quella parte della società che non ha voluto vaccinarsi ma ritiene di poter continuare a condurre una vita normale, anche se l’obbligo di certificazione verde sul luogo di lavoro ha incontrato resistenze anche in una fetta di vaccinati. L’obbligo è in vigore fino al 31 dicembre 2021, cioè fino al termine dello stato di emergenza: nel caso questo stato venga prolungato a causa di una eventuale recrudescenza della pandemia, allora il governo dovrà decidere cosa fare. Fino alla fine dell’anno, inoltre, le farmacie e le strutture sanitarie private o autorizzate ad effettuare test antigenici rapidi dovranno applicare un prezzo calmierato.
La modifica più rilevante subita dal testo nel suo iter parlamentare riguarda la consegna del green pass al datore di lavoro, come riportato nella versione finale: “Al fine di semplificare e razionalizzare le verifiche […], i lavoratori possono richiedere di consegnare al proprio datore di lavoro copia della propria certificazione verde COVID-19. I lavoratori che consegnano la predetta certificazione, per tutta la durata della relativa validità, sono esonerati dai controlli da parte dei rispettivi datori di lavoro”.
Durante il voto di fiducia sul testo sono emerse delle critiche colorite e grottesche sul provvedimento. Il deputato di Alternativa, Pino Cabras, ha spiegato la sua opposizione al Dl green pass asserendo che il governo ha rotto “il contratto sociale”, portando il Paese “all’anticamera del totalitarismo”. Cabras ha poi azzardato un impietoso paragone: “Con questo noi di Alternativa non vogliamo dire che voi siate il Partito del Terzo Reich. Diciamo solo che siete il Partito della Terza Dose. Siete i piazzisti della Pfizer”. Meno ‘pindarico’ l’intervento di Paola Frassinetti, deputata di Fratelli d’Italia, la quale ha motivato il suo voto contrario spiegando che “la nostra Costituzione è fondata sul diritto al lavoro che viene fortemente leso da questo decreto. Il green pass crea delle palesi discriminazioni tra lavoratori, tra chi ha il vaccino e chi è costretto a effettuare il tampone a pagamento”. Due interventi che in qualche modo esemplificano non solo il livello di esasperazione raggiunto sul tema dai partiti politici ma anche il tenore di alcune argomentazioni che rasentano il complottismo: francamente un livello di cui la società italiana farebbe volentieri a meno.
Per quanto riguarda la maggioranza, da evidenziare le parole del senatore di Leu, Francesco Laforgia, il quale considera importante l’approvazione delle nuove regole sul Green Pass per contenere il rischio in vista del Natale anche se ciò rischia di non bastare. Per Laforgia, bisogna “accelerare con le terze dosi e convincere la popolazione a effettuare la prima dose. Se dovessimo superare il livello di guardia, l’obbligo vaccinale diventerebbe l’unica soluzione”.