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    Gli investitori lombardi diffidano delle criptovalute

    Gli investitori lombardi diffidano delle criptovalute
    Quello delle criptovalute è sicuramente uno dei temi più discussi – se non quello maggiormente dibattuto – all’interno del mondo degli investimenti degli ultimi anni.
    Dopo l’introduzione nel mercato azionario dei Bitcoin e, successivamente, di altre tipologie di criptovalute fino ad Ethereum – tra le più recenti e prosperose – gli investitori di tutto il mondo si sono lanciati “in massa” (almeno nei primi tempi) sull’acquisto di monete virtuali.
    Il motivo principale è presto detto e generalmente noto: il grandissimo potere azionario delle cryptocurrencies e la loro capacità di raggiungere picchi di valore elevatissimi in periodi brevissimi le rende un unicum all’interno del mercato azionario.
    L’altra faccia della medaglia è però altrettanto nota, e si sa che nel mondo finanziario più è elevato il potenziale di crescita, maggiori sono i rischi che corrono gli investitori in caso di repentini tracolli del valore delle criptovalute. Negli ultimi mesi ed anni si sono infatti moltiplicate le discussioni riguardo al fatto che sia conveniente o meno investire sulle monete virtuali, il che le ha rese uno degli “oggetti” più allettanti e al contempo volatili e insidiosi della nostra epoca.
    Ora giunge un dato che ci riguarda un po’ più da vicino e che è senza dubbio sorprendente, perlomeno rispetto a quanto si potrebbe comunemente pensare. Tra i risparmiatori maggiormente diffidenti rispetto alle criptovalute, infatti, ci sono i lombardi.
    Nella “locomotiva” d’Italia e in particolare a Milano, capitale della finanza, circa il 30% degli investitori non punta sulle cripto e non ha intenzione di farlo in futuro, un dato superiore rispetto alla media nazionale (26%) e alle percentuali di molte altre regioni.
    Nelle Marche e in Abruzzo, ad esempio, c’è il 14% di scettici, mentre in Trentino Alto Adige il 19% e in Campania il 18%, dati che dimostrano un insospettabile entusiasmo in queste regioni.
    Al contrario, se la media nazionale di coloro che investono o intendono investire sulle criptovalute è intorno al 62%, solo il 55% dei lombardi si dimostra risoluta in tal senso. Il 15% dei risparmiatori, invece, dichiara di aver investito in passato ma di aver chiuso le posizioni.
    Questi dati emergono da un recente sondaggio condotto su un campione di duemila risparmiatori dalla piattaforma di investimenti online eToro, sicuramente una delle più frequentate e in crescita nel momento attuale.
    La regional manager Italia della piattaforma, Emanuela Manor, spiega che uno dei principi fondamentali nel processo di investimento è quello di scegliere asset che si conoscono bene, mentre al contrario uno dei fattori determinanti nella scelta delle persone di non investire è non avere una conoscenza sufficiente della materia, anche considerati i rischi che si incontrano in quest’ambito.
    Difatti sono questi i motivi principali che spiegano lo scetticismo diffuso tra i risparmiatori lombardi (e non solo), che nel più del 21% dei casi dichiarano di non comprendere sufficientemente le dinamiche necessarie per fare investimenti sicuri, mentre il 20,3% parla di scarsa sicurezza su questo tipo di asset. Il 19,8% spiega la propria resistenza ad investire col timore di bruciare i propri risparmi, infine il 12,4% degli intervistati la motiva con la scarsa presenza di regole e coi rischi elevati.
    D’altronde oltre ai rischi connessi in generale agli investimenti, nel caso delle criptovalute si aggiunge anche la facilità con cui si può incorrere in tentativi di truffe e frodi. Le criptovalute infattihanno spalancato praterie per i pirati del trading online, con meccanismi che fomentano le aspettative sulla quotazione di un token su una borsa decentralizzata, per poi vederne crollare immediatamente il prezzo a zero.
    Per questa ragione è molto importante essere ben informati ed affidarsi a piattaforme d’investimento sicure e che tutelino i risparmiatori.
    Pietro Broccanello

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