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    San Siro: due stadi è meglio che uno

    San Siro: due stadi è meglio che uno
    Da qualche anno il dibattito relativo all’ammodernamento della struttura che ospita Inter e Milan nelle partite di calcio casalinghe tiene banco, senza che oggettivi passi avanti siano stati concretamente fatti.
    Finora la disputa contrapponeva chi voleva realizzare un nuovo stadio, moderno ed efficiente, capace di “vivere” durante tutta la settimana con attività commerciali ed eventi e non solo durante la partita; dall’altro lato, i nostalgici della “Scala” del calcio ritenendo impensabile attuare lo sfregio di abbattere uno dei simboli più vividi della milanesità.
    Oggi, per iniziativa del Senatore Ignazio La Russa, si fa strada una nuova opzione, quella della convivenza di entrambe le strutture, la nuova da realizzare e il Meazza.
    Dopo la nascita del comitato “Sì Meazza” in difesa dell’attuale impianto, sta per vedere la luce un nuovo sodalizio favorevole a orientare l’opinione pubblica e le autorità competenti verso il mantenimento di entrambe le strutture.
    Tale iniziativa si pone cronologicamente in continuità con la presentazione dei disegni e dei rendering relativi al progetto del nuovo intervento, per il quale non sono mancati plausi per l’idea progettuale.  
    L’idea del senatore di Fratelli d’Italia Ignazio La Russa è stata lanciata a margine della seduta del Consiglio comunale meneghino.
    Secondo l’esponente politico è importante coinvolgere in questa iniziativa personalità di spicco, come Ernesto Pellegrini (ex presidente dell’Inter) e Maurizio Dallocchio (docente in Bocconi, presidente del collegio dei revisori della Lega Serie A).
    Per enfatizzare l’iniziativa pare che verrà coinvolto anche il vulcanico Vittorio Feltri, neoconsigliere comunale di FdI e direttore editoriale di Libero, secondo cui abbattere San Siro è una violazione della milanesità’’”.
    I due presidenti storici di Inter e Milan, Massimo Moratti (che ha già aderito al comitato per mantenere S. Siro) e Silvio Berlusconi hanno già manifestato grandi perplessità circa il possibile smantellamento dell’impianto teatro di grandi imprese calcistiche e ritengono uno sfregio a Milano l’ipotesi di raderlo al suolo, pur considerando positivamente l’opportunità di un nuovo stadio più funzionale ed eclettico nella gestione e nell’uso diversificato.
    Dal canto suo, Sala con la sua Giunta ha già riconosciuto il carattere di pubblico interesse del progetto che i club di calcio hanno presentato congiuntamente lo scorso 5 novembre in Comune.
    Anche in Consiglio comunale, tiene banco il dibattito e alcuni consiglieri stanno cercando la strada per coinvolgere tutti i cittadini milanesi nella decisione finale.
    Anche i presidenti delle commissione Rigenerazione urbana, Affari istituzionali e Olimpiadi, rispettivamente Bruno Ceccarelli (Pd), Enrico Fedrighini (lista Sala) e Alessandro Giungi (Pd), ribadiscono la necessità di “una discussione pubblica su un tema così importante”; ma pare che l’ostacolo principale al “referendum” calcistico sia determinato da vincoli regolamentari che non prevedono una consultazione popolare per la definizione delle priorità nella destinazione d’uso delle aree interessate alle modifiche che verranno in ogni caso apportate.
    Nel mentre si cerca la via per allargare la platea consultiva, nelle commissioni consiliari si studiano regolamenti e precedenti per avviare un percorso di partecipazione diffusa.
    Su questa partita potrebbe rendersi necessaria una modifica all’attuale regolamento per il funzionamento del Consiglio comunale meneghino.
    Oltretutto, anche la decisione di affidare a Inter e Milan per 90 anni la gestione dell’impianto (o degli impianti?) deve essere ben ponderata, calcolando che saranno loro a sborsare le risorse necessarie alla realizzazione del nuovo impianto e alla eventuale manutenzione straordinaria del Meazza.
    Quel che sembra certo è che ancora una volta il calcio tiene banco e scalda gli animi, ben più di qualsiasi altra iniziativa la Giunta Sala dovesse prendere per Milano e i milanesi.
    Pietro Broccanello

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