LO STATO DI EMERGENZA PROROGATO AL 31 MARZO. MA QUAL È LA SUA FUNZIONE?
Si è parlato per la prima volta di “stato di emergenza” all’inizio del 2020, quando il Coronavirus, ancora non presente in Italia, stava iniziando a destare sospetti e paure in tutto il pianeta. Da quel momento lo stato di emergenza è stato via via sempre prorogato, allo scopo di consentire la possibilità di un’azione più celere da parte delle istituzioni per contenere gli effetti della pandemia.
Con il diffondersi in Europa della cosiddetta variante Omicron, e con la conseguente necessità di arginare la quarta ondata, il Consiglio dei Ministri ha optato per la scontata decisione di prorogare di altri tre mesi le misure dello stato di emergenza, spostando il termine dal 31 dicembre 2021 al 31 marzo 2022.
Benché tali misure abbiano riscontrato pesanti critiche circa la loro legittimità da parte dei più scettici, c’è da dire che il dettato costituzionale sia piuttosto permissivo, nel consentire misure di questo tipo in situazioni peculiari come quelle che stiamo vivendo. È proprio l’art. 13 della Costituzione a consentire, in casi eccezionali di necessità ed urgenza indicati tassativamente dalla legge, l’adozione di provvedimenti provvisori da parte dell’autorità pubblica, soprattutto quando queste sono destinate a garantire la salute della collettività, secondo l’art. 32. Misure che, addirittura, possono arrivare a consentire limitazioni alla libertà di circolare liberamente sul territorio quando c’è in gioco la salute pubblica, come sancito dall’art. 16. Ed è proprio per effetto delle riserve di legge summenzionate che troviamo la disposizione ordinaria contenuta nella l. 225 del 1992 – sostituita dal d.lgs 1 del 2018 – a consentire, di fatto, la misura dello stato di emergenza.
Ma a cosa serve, in concreto, lo stato di emergenza?
La misura dello stato di emergenza ha consentito innanzitutto la formazione della figura del commissario dell’emergenza Covid, oggi il generale Figliuolo, con il compito chiave di gestire il piano vaccinale, dando la possibilità di garantire una maggior velocizzazione dell’apparato burocratico a partire dagli acquisti, superando il sistema delle gare pubbliche di aggiudicazione – nonostante si sia spesso optato per la strada del confronto fra i concorrenti – fino a stilare il sistema della distribuzione e della somministrazione.
Sempre allo stato di emergenza è poi legato l’organismo del Comitato Tecnico Scientifico, istituito il 5 febbraio 2020, con lo scopo di fornire consulenza al capo del dipartimento della Protezione civile in merito all’adozione delle misure di prevenzione necessarie a fronteggiare la diffusione del Coronavirus, e composto oggi da 11 dirigenti del settore.
Certo, il dato normativo non consente la prosecuzione dello stato di emergenza per più di due anni, e nonostante tale problema sia facilmente by-passabile vista la difficile situazione sanitaria in essere, il Governo ha optato per prevedere che nei tre mesi di proroga il commissario straordinario e il capo della Protezione civile adottino ordinanze per programmare la “prosecuzione in via ordinaria delle attività”, per il contrasto e il contenimento della pandemia. Uno stato di emergenza che pare pertanto avere i giorni contati, grazie ad un piano che potrà continuare da solo.
Certamente anche l’applicazione della misura della quarantena precauzionale, dell’obbligo di mascherina al chiuso, dei test antigienici rapidi a prezzi calmierati, nonché il sistema dei colori legato alle soglie di ricovero nei reparti ordinari e nelle terapie intensive, sono provvedimenti legati per ora allo stato di emergenza, che appare inverosimile possano venir meno in soli tre mesi vista la situazione attuale, e che nel caso dovranno essere legittimati per mezzo di norme ordinarie.
Lo stato di emergenza consente inoltre il cosiddetto smart working semplificato, che dà la possibilità ai datori di lavoro di attivare lo strumento unilateralmente, senza quindi dover sottoscrivere un accordo ad hoc con ciascun dipendente. Nonostante questo, un primo segnale di ritorno alla normalità è stato manifestato dal Ministro del Lavoro Andrea Orlando, che ha firmato un protocollo con le parti sociali al fine di definire le linee guida per l’utilizzo dello smart working, in base al quale l’adesione al lavoro a distanza torna ad essere su base volontaria. Lo stesso discorso vale per i lavoratori fragili, cui resta consentita la possibilità di lavoro da casa.
Infine, sempre in forza dello stato di emergenza, e pertanto fino al 31 marzo 2022, saranno in essere i congedi parentali al 50% per i genitori con figli in quarantena causa Covid.
Il Governo sta senz’altro cercando di andare nella direzione di non prorogare ulteriormente lo stato di emergenza, cosa che comunque legittimerebbe l’esecutivo a porre in essere misure eccezionali – qualora la situazione lo necessiti – mediante appositi decreti legge, che sono misure d’urgenza per loro natura, stante la situazione pandemica non ancora risolta.
Andrea Valsecchi