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    BUILD BACK BETTER, AFFOSSATO IL MEGA PACCHETTO DI BIDEN. COS’É E COSA PREVEDE? FACCIAMO IL PUNTO

    BUILD BACK BETTER, AFFOSSATO IL MEGA PACCHETTO DI BIDEN. COS’É E COSA PREVEDE? FACCIAMO IL PUNTO
    Il Build Back Better (BBB) è stato affossato? Parrebbe l’ennesima disfatta del Presidente statunitense Joe Biden, che ha visto arenare uno dei propri provvedimenti bandiera in Senato, dopo l’approvazione alla Camera ottenuta un mese fa, seppur con soli sette voti di scarto e un dissidente nella maggioranza. È questo finora, il destino scritto del piano di ripartenza post Covid voluto dal Governo Dem con lo scopo di far ripartire gli Stati Uniti d’America, fortemente piegati – anche loro – dalla crisi economica. Non è l’unico, certo, perché già a marzo era partito l’American Rescue Plan, un piano da 1900 miliardi di dollari che aveva portato denaro contante nelle tasche di milioni di americani. Il BBB, un “Recovery Plan 2.0”, sarebbe dovuto essere lo step successivo, ossia un mega pacchetto da 2000 miliardi contenente misure sociali e ambientali, tanto care, soprattutto, all’area più a sinistra del Partito Democratico.
    E “l’assassino” del BBB ha un nome e cognome, si tratta del senatore dem Joe Manchin, centrista, che si è detto perplesso davanti a quella mole di misure utopistiche, in un momento in cui l’incertezza circa la situazione sanitaria sta solamente aumentando. E il suo dissenso è sufficiente per far crollare tutto, dato che i democratici in Senato hanno 50 seggi su 100, appena sufficienti, grazie al voto del vice Presidente che presiede il Senato, a formare una maggioranza.
    Le perplessità sono però tutt’altro che recenti. Allo stadio embrionale, infatti, il mega pacchetto valeva ben 3500 miliardi, cifra poi ridotta da Biden per incoraggiare l’ala centrista a sposare la riforma. Ma il tema di fondo è rimasto lo stesso, ossia la preoccupazione dei moderati circa la sostenibilità di una spesa pubblica come quella che il Presidente si è prefissato di operare.
    La scelta di quale strada seguire ora spetta solo a Joe Biden: andare allo scontro direttamente in Senato, come suggerisce Bernie Sanders, oppure aprire ad una trattativa con l’ala centrista e trovare un compromesso? Una scelta senz’altro non facile che in ogni caso farà uscire Biden con le ossa rotte e con un Partito Democratico sempre più in crisi. Se con la prima scelta si rischia definitivamente di dover ripartire da un foglio bianco, con la seconda si andrebbe a scontentare non di poco l’ala più progressista, che ha particolarmente a cuore il BBB, ma che sarebbe una scelta nella direzione di tenersi stretti gli elettori del West Virginia – lo Stato in cui è stato eletto il senatore Manchin – in vista delle elezioni di metà mandato, ormai alle porte.
    Le critiche non sono ovviamente mancate dall’area repubblicana. Kevin McCarthy, capogruppo alla Camera, ha denunciato – in un discorso di oltre otto ore – come il piano sia la più pericolosa e irresponsabile spesa nella storia degli Stati Uniti. Scetticismo che sostanzialmente riguarda le nuove generazioni e a come queste dovranno farsi carico di ripagare l’indebitamento fatto oggi. “Altre soluzioni c’erano e dovevano essere considerate”, sostiene l’ala repubblicana, totalmente compatta sul no al mega pacchetto.
    Un parere sostanzialmente positivo riguardo l’impatto sui conti pubblici, è giunto invece dal CBO, l’ufficio studi di Capitol Hill controllato dai Democratici, che ha segnalato come il BBB aggravi solo minimamente il deficit, per una cifra complessiva di 160 miliardi in un decennio.
    Ma cosa prevede il Build Back Better?
    Le grandi priorità sociali e ambientali dell’amministrazione Biden sono contenute nel mega Articolato da quasi 2000 miliardi. Di questi, 550 miliardi sono destinati a misure volte a fronteggiare il cambiamento climatico, con aiuti al settore energetico in modo da garantire una transizione green. Troviamo incentivi per l’acquisto di veicoli elettrici e la creazione di una rete di punti di ricarica. Sono presenti poi fondi per rafforzare la sanità, aumentando i sussidi per l’acquisto di polizze sanitarie, per calmierare i prezzi di alcuni farmaci, fino a fondi per la bonifica degli acquedotti. Per le famiglie troviamo disposizioni rifinanziate già viste nell’American Rescue Plan: dal congedo pagato per ragioni mediche o familiari, a crediti d’imposta per i figli a carico, fino agli aiuti per coprire i costi di assistenza all’infanzia.
    Riforme anche per quanto riguarda il settore tributario, con l’introduzione di una no tax area del 15% per le grandi imprese che incassano più di un miliardo di dollari di utili. Le tasse poi non aumenteranno, almeno non per le persone “normali”. Scatterà infatti una sovrattassa del 5% su chi vanta oltre 10 milioni di reddito l’anno, che sarà dell’8% se gli introiti saranno sopra i 25 milioni.
    Andrea Valsecchi

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