Italia, disoccupazione in calo a novembre: +494mila occupati a livello annuale
Secondo gli ultimi dati Istat, scende al 9,2% la disoccupazione a novembre. In calo anche il numero degli inattivi ma mancano 115.000 occupati per recuperare il livello pre pandemia.
A novembre c’è stato un lieve segnale di progresso nel mercato del lavoro, con gli occupati in aumento e i disoccupati e gli inattivi in diminuzione rispetto al mese precedente. È quanto emerso dagli ultimi dati Istat. Nel penultimo mese del 2021 l’occupazione è cresciuta dello 0,3% pari a +64mila unità mentre rispetto a gennaio 2021 l’incremento è di 700.000 occupati, sia autonomi che dipendenti.
Nonostante questi numeri facciano riferimento a una situazione ancora non minacciata dal diffondersi della variante Omicron, tuttavia bisogna rilevare come nel complesso la disoccupazione sia passata dal 9,7% al 9,2% con il tasso di occupazione che ha mostrato una timida ripresa salendo al 58,9% (+0,2 punti). Il tasso di inattività è in discesa (-0,1%) ma risulta ancora superiore (35%) rispetto al periodo pre-covid (34,8%). Il tasso di disoccupazione è risultato in discesa anche tra i giovani, passando dal 28,2% al 28%. Rispetto a novembre 2020, il numero di occupati è superiore di 494.000 unità (+2,2%). Su base tendenziale, diminuisce sia il numero di persone in cerca di lavoro (-2,2%, pari a -53mila unità), sia l’ammontare degli inattivi tra i 15 e i 64 anni (-4,6%, pari a -633mila), valore quest’ultimo che era aumentato in misura eccezionale all’inizio dell’emergenza sanitaria.
In calo il numero di persone in cerca di lavoro (-1,8%, pari a -43.000 unità rispetto a ottobre): una dinamica che riguarda entrambi i generi e tutte le classi d’età, con l’unica eccezione dei 35-49enni. Il calo del numero di inattivi tra i 15 e i 64 anni (-0,3%, pari a -46.000 unità rispetto a ottobre) coinvolge uomini, donne e individui con almeno 25 anni di età. Ciononostante, l’Italia ancora non è tornata ai livelli pre covid: rispetto a febbraio 2020, infatti, il numero di occupati è inferiore di 115.000 unità.
Il fatto che il mercato del lavoro sia ancora distante dai livelli pre pandemia ha portato il segretario generale Cisl, Luigi Sbarra a chiedere di sbloccare “i ristori per i settori maggiormente colpiti, servizi e turismo in primis” oltre a prorogare “almeno fino a marzo e per tutti i comparti in difficoltà la cassa covid”. Pur riconoscendo il tentativo di ripresa del mercato del lavoro, Confcommercio sottolinea in una nota come “le incertezze che ancora permeano il quadro economico di riferimento” stiano “rendendo difficile la crescita del lavoro dipendente a tempo indeterminato, elemento che potrebbe rendere più complessa la programmazione, da parte delle famiglie, dei consumi più impegnativi”. La più grande Confederazione di rappresentanza d’impresa in Italia mette in allarme anche sul “parziale recupero della componente autonoma” che apparirebbe solo come “un elemento episodico legato alla riapertura di alcune attività stagionali”.
Redazione